Mentre dal Comune è partito l’invito formale all’As Roma e a Parnasi ad andare in Campidoglio prima dell’adozione in Giunta della variante urbanistica, prevista su carta mercoledì 16 novembre, nella seduta di ieri della Conferenza di Servizi dedicata all’esame del progetto definitivo del nuovo impianto di Tor di Valle, Roma Capitale non ha prodotto nessun atto formale di modifica dello Stadio. Niente note, niente proposte: tutto ancora sospeso. Secondo il cronoprogramma stilato dall’assessore grillino Paolo Berdini e approvato a metà settembre dalla Giunta Raggi, il 16 la stessa Giunta dovrebbe adottare il testo della variante urbanistica per fargli iniziare l’iter di approvazione finale che deve concludersi entro il 6 marzo.
E, infatti, la Regione, sulla sezione del proprio sito dedicata all’iter dello Stadio, al termine della riunione della Conferenza ha scritto che «Roma Capitale si impegna ad adottare la variante urbanistica al piano regolatore vigente, necessaria per approvare il progetto in conferenza di Servizi, entro il giorno 17 dicembre». A stretto giro, la solita piccata replica di Berdini: «È una cosa assurda, una notizia destituita di ogni fondamento. Noi rispetteremo i 90 giorni di tempo che ci sono stati assegnati: la data del 17 dicembre è completamente sbagliata, noi abbiamo tempo per decidere fino al 3 febbraio».
Effettivamente, con ironia, nel cronoprogramma Berdini la data per l’adozione della variante urbanistica in Consiglio comunale non è il 17 dicembre, ma il 19. Ma certo è difficile credere che due giorni di differenza possano rendere una notizia «destituita di ogni fondamento». Pochi minuti e arrivala controreplica della Regione: «L’impegno del Comune di Roma di adottare la variante urbanistica entro il 17 dicembre è stato assunto pubblicamente dalla dirigente comunale presente alla conferenza dei servizi che si è svolta oggi».
Duello rusticano a parte, la questione si stringe sempre di più: gli uffici capitolini confermano in modo chiaro e netto che il lavoro prosegue nel solco della delibera Marino sul pubblico interesse al progetto e che qualunque altro atto che sia indirizzato a modificare quella delibera non spetta a loro predisporlo e men che meno portarlo in Conferenza di Servizi. Semmai – argomentano – tocca alla Giunta portare in Consiglio una nuova delibera che cambi la precedente.
Tanto che si fa anche strada l’ipotesi di un «rovesciamento» della questione: potrebbe non essere più la Conferenza decisoria, deliberando sulle opere pubbliche e per riflesso sulle cubature, a sancire l’ammontare della variante urbanistica, ma lo stesso Berdini nella seduta del 16 (o del 15, se dovesse essere anticipata) a redigere una variante urbanistica «a sorpresa» che diverrebbe il timone del Comune nel prosieguo della Conferenza stessa.
A questo punto, quindi, la questione è: cosa accadrà il 15 o 16 novembre? O Berdini non porterà nulla in Giunta, contando di ridurre il tempi di pubblicazione urbanistica della variante, dimezzandoli con la procedura d’urgenza e, quindi, guadagnando un mese. Oppure dovrà portare una variante che dà esecuzione alle previsioni della delibera Marino. Terza ipotesi: ci sarà la gran sorpresa di una variante rivoluzionaria senza passare attraverso gli uffici comunali che infatti non vi stanno lavorando.