«Avrei preferito morire piuttosto che lasciare la Roma». Non fa giri di parole, non cerca scorciatoie dialettiche: Francesco Totti punta dritto al cuore di Trigoria e scoperchia una pentola piena di malumori e faide interne, offrendo ai tifosi la sua verità. Seppure questa fa male e innesca un terremoto senza precedenti nel mondo giallorosso. «Se c’è qualcuno che mi ha pugnalato a Trigoria? Sì, ma non ne farò mai il nome. Ci sono persone lì dentro che fanno il male della Roma e il problema è che Pallotta tante cose non le sa e si fida sempre di quelle persone. A Boston arriverà un decimo di quello che succede: ci sono dirigenti che esultano quando la squadra perde». La sua conferenza è un fiume in piena difficile da arginare. Proviamo ad andare con ordine.
Deromanizzazione «Ripulire la Roma dai romani è stato fin da subito l’obiettivo di questa società e, alla fine, ci sono riusciti. Se io fossi il presidente e avessi due bandiere come Totti e De Rossi, gli darei in mano tutto, per rispetto e perché io conoscono Trigoria meglio di tutti». L’ex numero 10 descrive il centro sportivo come il male degli ultimi anni, un posto in cui tutti si parlano male alla spalle, pensando solo ai propri interessi. «E a me non mi hanno mai permesso di esprimermi, non mi hanno mai coinvolto in un progetto tecnico».
Baldini, il nemico «Il rapporto con Baldini non c’è mai stato e mai ci sarà — ammette Totti — uno dei due era di troppo, e ho deciso di farmi da parte io. L’ultima parola arrivava sempre da Londra». Come sulla scelta del nuovo tecnico, Fonseca. «Io ho chiamato solo Conte, il resto è fantascienza — rivela — Mihajlovic, De Zerbi, Gasperini, Gattuso, non ho sentito nessuno di loro. Al summit di Londra non sono andato perché mi hanno chiamato solo due giorni prima e perché tanto ormai avevano deciso già. Con Fienga ho contattato e preso Ranieri, che è stato un signore».
De Rossi, la bandiera Totti spiega che aveva provato a metterlo in guardia. «Da settembre ho detto ai dirigenti di esser chiari con lui, non dovevano fare quello che hanno fatto a me facendomi smettere: Daniele è una bandiera che andava rispettata. Poi la situazione è precipitata. Magari la prossima stagione prendo De Rossi e andiamo in curva sud a vedere la Roma. Di lui mi fido al cento per cento ».
Il testimone a Pellegrini Spende poi parole per Lorenzo Pellegrini, mentre liquida velocemente Florenzi. «Non l’ho sentito, mentre ho sentito Lorenzo, un personaggio che può dare tanto a questa maglia e la onorerà sempre: qualche romano serve sempre, fidatevi, perché ti girano quando vedi qualche giocatore che ride quando perdiamo ».
Un arrivederci Come promesso da De Rossi, anche Totti annuncia che il suo non è un addio, ma un arrivederci. «Ora prenderò altre strade, poi, nel momento in cui un’altra proprietà punterà forte su di me, io sarò sempre pronto a tornare. Ho girato spesso in altri Paesi e la Roma è stimata, tutti la vorrebbero prendere, ma non so niente di arabi o altro».
La risposta della società Dura la replica della Roma che parla di “una percezione dei fatti fantasiosa”. A Totti sarebbe “stato offerto uno dei ruoli più alti nei quadri societari che richiede dedizione”. Sui possibili interessamenti all’acquisizione del club, poi: “Ci auguriamo che questa non sia un’anticipazione inopportuna di un tentativo di acquisizione: scenario che potrebbe essere molto delicato in considerazione del fatto che l’As Roma è quotata in borsa”. Infine: “La proprietà non ha alcuna intenzione di mettere la Roma in vendita, adesso o in futuro”.
FONTE: La Repubblica – F. Ferrazza