Ricominciamo: lo slogan parte da Trigoria e bisogna prenderne atto. La risalita della Roma, solo 2 punti in 2 partite, passa forzatamente dal mercato. Petrachi lo completa al fotofinish con gli ultimi tre acquisti (per un totale di dieci). Due sono titolari: Smalling, il centrale esperto e veloce che è stata pure l’unica richiesta esplicita di Fonseca, e Mkhitaryan, il trequartista-esterno offensivo che si sposa bene con il calcio del portoghese per duttilità, efficacia e qualità.
In sintesi sono loro i sostituti, a lungo attesi durante l’estate, di Manolas ed El Shaarawy. Sono arrivati e, a questo punto, è il caso di dire: meglio tardi che mai. Il terzo rinforzo ha invece il peso del dodicesimo uomo: Kalinic, il centravanti di scorta necessario per avere il vero vice di Dzeko e non più Schick che se n’è andato proprio perché non ha mai dato l’idea di gradire il ruolo di prima punta. Perfezionata in extremis la rosa, adesso va assemblata. Compito impegnativo. E nemmeno lampo. Realizzabile, però: l’allenatore ha più specialisti nei ruoli finora scoperti.
LABORATORIO APERTO Il lavoro di Fonseca, insomma, avrà finalmente un senso dopo la chiusura della sessione estiva del mercato. Non riparte da zero, ma quasi. Perché la Roma, almeno quella vista nelle prime due gare del torneo, è ancora incompiuta. Lo stile del portoghese è inequivocabile: difesa alta (abbassata nella ripresa del derby per necessità), verticalizzazione continua e pressing collettivo.
Squadra, come la definisce lui, dominante in partita. Coraggiosa e quindi offensiva. E, anche se contro la Lazio sono state evidenti alcune correzioni dopo le tre reti prese al debutto contro il Genoa (almeno un terzino sempre bloccato e i due esterni d’attacco allineati ai mediani in fase di non possesso palla), la sua idea resta quella di partenza: avanti con il 4-2-3-1, propositivo e comunque spregiudicato.
TRIPLICE INTERVENTO La sosta per gli impegni delle nazionali, nonostante l’assenza di diversi titolari, aiuta Fonseca. Che si prepara a cambiare almeno un interprete per reparto. Inserendo, magari gradualmente, qualche nuovo. Finora solo Pau Lopez, cioè il portiere, è partito dall’inizio nelle prime due giornate. Unico dei rinforzi di questo mercato. Mancini è stato invece titolare nel derby, dopo aver debuttato in giallorosso a metà ripresa del match con il Genoa.
Come è successo a Diawara, solo per 5 minuti (4 di recupero) contro la Lazio. Va, dunque, dato quasi per scontato l’inserimento di Smalling: in coppia con Fazio (o Mancini). Ma il giocatore simbolo della virata è Veretout, fin qui mai utilizzato. È il centrocampista di sostanza e interdizione fondamentale per l’equilibrio che la Roma proprio non ha. Tocca a lui farla essere più squadra. Che oggi non è. Si è visto con il Genoa: esageratamente sbilanciata. La conferma con la Lazio: più prudente e caratterialmente tosta, ma sempre vulnerabile.
La terza mossa è da mettere in preventivo davanti. Kluivert, titolare anche domenica solo per il forfait di Zappacosta nel riscaldamento, non è l’esterno ideale per il rombo offensivo del portoghese. Mkhitaryan, sì. È l’interprete giusto, di piede destro, da mettere a sinistra, dove al momento non è utilizzabile Perotti. Anche se l’ultimo arrivato lascia subito Trigoria per raggiungere la sua Nazionale (con l’Armenia affronterà giovedì l’Italia a Yerevan nelle qualificazioni europee), è da considerare pronto per prendersi la maglia, avendo giocato domenica il derby di Londra.
STOP IN CORSIA Fonseca, però, non potrà ancora mettere a punto la linea difensiva. Zappacosta e Spinazzola, cioè i nuovi terzini, sono indisponibili. Gli avrebbero fatto comodo per perfezionare il reparto che rimane sotto la lente di ingrandimento.
FONTE: Il Messaggero – U. Trani