Quaranta giorni per riprendersi la Roma. Alla vigilia di ferragosto Edin Dzeko era quasi un ex: ieri, al minuto 93 di un Bologna-Roma sincopato, è diventato l’immagine della nuova era romanista, con quella corsa a braccia larghe verso uno spicchio di tifosi che pareva aver abbandonato.
Soffocato da braccia giallorosse. Per un’estate s’erano ignorati: la Roma a sognare Higuain e Icardi, lui promesso all’Inter, tra incontri carbonari coi suo procuratore e frecciatine (private più che pubbliche) col nuovo ds Petrachi. Tutto dimenticato con il 9° gol romanista, 11 in meno di Montella.
In una squadra capace di andare a segno già 14 volte, in media quasi tre a partita, la metà dei gol portano la firma di due degli “epurati” della scorsa stagione: il 9 bosniaco e Aleksandar Kolarov, serbo come Mihajlovic, pure fui col vizio del tiro mancino, preferibilmente su punizione: chissà se al maestro Sinisa chiederà scusa per aver complicato i piani di tenuta solida e ripartenza audace, trasferiti dal tecnico dalla camera d’ospedale del Sant’Orsola e perfettamente applicati dal vice Tanjga in campo.
Piani franati proprio quando la speranza della Roma pareva evaporata, con la squadra in dieci grazie alle due ammonizioni sciocchine ricercate da Mancini. Per questo la gioia ha tracimato in quell’abbraccio tra compagni sotto la curvetta giallorossa, insieme al preparatore Nuno Romano.
Una scena che ha fatto infuriare il bolognese Medel. «Contro una grande squadra l’arbitro non ha avuto il coraggio di andare a vedere il Var», si lamentava Sansone a fine partita. Avrebbe voluto che la tecnologia cancellasse la punizione a metà campo da cui è nata la ripartenza del gol, ma il protocollo non ne prevede l’utilizzo in casi analoghi.
Lo hanno spiegato anche all’uomo mercato del Bologna Walter Sabatini mentre si lamentava con Petrachi. Rimasto in silenzio a godersi la terza vittoria di fila di una Roma che sta imparando anche a vincere in modo diverso. In attesa di sistemare la difesa sempre piuttosto generosa, ora ha un mezzo in più: la vittoria di forza. Anche se la strada è quella di sempre: Dzeko.
FONTE: La Repubblica – M. Pinci