Su Dazn in sede di commento hanno fatto i complimenti a Liverani per i tanti tiri scagliati nella porta di Pau Lopez, come potrebbe sentirsi autorizzato a fare chi non vedendo Lecce-Roma di ieri avesse provato a farsi un’idea guardando i numeri diffusi dalla Lega Serie A, con i 6 tiri nello specchio per squadra. In realtà a Lecce la Roma ha raggiunto il minimo scarto col massimo sforzo, sudando quattordici magliette per difendere i tre punti che fanno restare nella scia di Atalanta e Napoli.
Ma qualsiasi altro risultato diverso dalla vittoria giallorossa (0-1 alla fine, gol di Dzeko, con rigore del raddoppio sbagliato da Kolarov) sarebbe stato davvero fuorviante rispetto a quello che s’è visto in campo, con la Roma a giocare per tutto il match nella metà campo avversaria e il Lecce bassissimo davanti alla sua porta, pronto a ripartire a ogni palla intercettata in spazi invitanti e liberi almeno fino al limite dell’area (ecco come si spiegano i sei tiri in porta).
Del resto si poteva presumere che la partita sarebbe stata questa. Col caldo di questa giornata estiva (31 gradi segnava il termometro alle 15) Fonseca e Liverani hanno costruito il loro progetto tattico partendo da due concezioni molto diverse: il portoghese ha tenuto alto Kolarov all’altezza di Dzeko, Pellegrini e Kluivert, mentre Mkhitaryan s’è mosso quasi da mezzala sinistra, con Florenzi che a volte non ha mantenuto la disposizione di restare al fianco dei due centrali (Smalling e Mancini, preferiti a Fazio in previsione delle numerose corse all’indietro a cui sarebbero andati incontro i difensori della Roma) e s’è proiettato a volte sopra anche lui, lasciando in mezzo solo i due mediani, Diawara e Veretout. Uno schieramento fluido, multiforme, asimmetrico direbbe Sarri, che partiva comunque dalla base del 4231. (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco