La Roma è bellissima, ma è sul mercato. Stavolta non sono Zaniolo, Under o Pellegrini a essere in vendita ma è il club. È questo il senso del documento di quattro pagine con cui Goldman Sachs ha cominciato nei mesi scorsi a proporre nei mercati finanziari internazionali l’investimento nella Roma. Più che un teaser quello prodotto dall’advisor di Pallotta è un menu nel quale vengono descritti e incensati la città di Roma e i traguardi raggiunti dal club dentro e soprattutto fuori dal campo.
Sulla copertina campeggiano il Colosseo e un’immagine-prototipo del nuovo stadio a Tor di Valle. Poi le foto dei tifosi all’Olimpico e una della squadra in maglia da trasferta schierata prima della partita con il Bologna dello scorso 22 settembre, vinta con un gol a tempo scaduto. Goldman Sachs, poi, avrebbe messo volentieri una foto più intrigante di un trofeo, ma per permetterselo ha dovuto fare un lungo passo indietro e scomodare Totti.
TROFEO STAGIONATO In basso, infatti, c’è la Coppa Italia vinta sotto la gestione Sensi (la penultima, l’ultima arriverà l’anno successivo) alzata grazie a Spalletti nel maggio 2007 dopo la doppia finale contro l’Inter di Roberto Mancini. Di anni ne sono passati dodici e coppe non sono più state alzate, eppure dalla seconda pagina del documento viene illustrata l’opportunità unica di investire nel club. Secondo Goldman Sachs, Pallotta ha messo le basi per l’espansione futura e la continuità di successi.
Vittorie, però, da smartphone e calcolatrici e non sul campo: la digitalizzazione, la creazione di una fan-base solida, l’impennata sui social media con gli oltre 15 milioni di tifosi e i nuovi accordi con gli sponsor. Il core business resta però il progetto-Stadio, uno dei più grandi complessi sportivo e di intrattenimento in Europa la cui realizzazione sbloccherà nuove potenzialità di guadagno. Brand in espansione, quindi, ma evidentemente non abbastanza da convincere Pallotta a tenere solidamente in mano il club.
Forse anche a causa di quello che Goldman Sachs descrive come potenziale non sfruttato e che si riferisce alla globalizzazione del marchio verso gli Stati Uniti, l’Asia e gli stessi Emirati Arabi. Per gli obiettivi raggiunti in campo bisogna scorrere fino all’ultimo e più piccolo paragrafo: sul podio della Serie A in cinque delle ultime sei stagioni, qualificazione alla Champions in otto degli ultimi tredici anni, oltre alla semifinale del 2017. Una bacheca vuota che dovrà, però, invogliare portafogli pieni.
FONTE: Il Messaggero