Pellegrini-Zaniolo, Zaniolo-Pellegrini, comincia l’anno della verità per la coppia d’oro. Della consacrazione definitiva, in Italia (con la maglia giallorossa) e in campo internazionale, fino alla definizione del loro futuro, possibilmente nella Roma, almeno è quanto si augurano i loro fans e gli stessi dirigenti a Trigoria, quelli attuali e magari quelli futuri. Per vincere non si vendono i campioni, nemmeno i campioncini. Specie se sono due punti fermi dell’allenatoere.
Lorenzo è un po’ il cocchetto di Fonseca, ne parla sempre con gli occhi brillanti («è un bravo ragazzo, è un giocatore molto intelligente, con forte carattere. Per me è uno dei miglior giocatori italiani in questo momento»). Tanti lo vogliono capitano – con tutto il rispetto per quello attuale, Florenzi – compreso Totti, che gli ha consegnato idealmente la sua fascia lo scorso giugno, il giorno dell’addio alla Roma e lui, per la prima volta, l’ha indossata da titolare nella partita di San Siro contro l’Inter, lo scorso 6 dicembre.
RESPONSABILITÀ Pellegrini ne ha di responsabilità addosso, pian piano aumentano. 1) Portare la Roma in Champions League. 2) Mantenere alto il livello della prestazione per poi essere protagonista al prossimo Europeo. Mancini, il ct dell’Italia, lo utilizza come jolly offensivo, da mezz’ala in su; nella Roma, dopo il fonsechiano esperimento iniziale come centrale di centrocampo (a due), è stato riportato nel ruolo ritagliato su di lui da Di Francesco (così come lo stesso Eusebio si è inventato Zaniolo esterno di destra).
Lorenzo, un dieci alla Totti con la maglia numero sette alla Pizarro, si è calato alla perfezione nel ruolo di fantasista, specialmente come uomo assist, sette in campionato (3 con il Sassuolo, 1 con il Bologna, 1 con Brescia, 1 con Verona e 1 con Spal), due in Europa League con il Basaksehir a Istanbul, meno come realizzatore, una rete soltanto (a Firenze, nell’ultima del 2019), più la mezza contro la Spal la settimana precedente (poi, autogo di Tomovic). Comincia il 2020 calcistico (domani c’è Roma-Torino) e gli esami sono aperti anche per Zaniolo, l’altro gioiello che la Roma ha intenzione di bloccare, perché le lusinghe arrvano sia per l’uno sia per l’altro.
E le lusinghe a suon di milioni fanno sbandare chiunque, giocatori e club, specialmente la Roma che sta molto attenta ai conti e quindi a far quadrare i bilanci con le plusvalenze e i due a bilancio sono a zero o quasi. Pellegrini ha un contratto che scade nel 2021 ma il problema è quella clausola (30 milioni appena) che lo porta ad essere sempre in balia dei venti.
Zaniolo ha invece un contratto più lungo, rinnovato (e adeguato) lo scorso agosto. E’ chiaro che il livello si è alzato e per blindarlo dovrà essere ritoccato ulteriormente. Diciamo che tra i due, c’è più fretta per Pellegrini che non per Zaniolo, ma più di tanto quest’ultimo non può aspettare.
Nicolò adesso deve solo pensare a fare ciò che ha fatto fino a ora: prestazioni di livello, gol (sei in totale tra campionato e coppa), assist (quattro). Ormai non parliamo più del ragazzino di belle speranze: Nicolò è una certezza, lo dimostrano le attenzioni su di lui della Premier e del ct della Nazionale, che addirittura lo convocò senza che avesse mai esordito in serie A. Contro il Toro lo scorso anno, Zaniolo segnò un gol bellissimo, da terra, fu la conferma della sua forza, che però svanì nella sfida con il Porto e con l’allontanamento di Di Francesco.
Con Ranieri non s’è preso, cosa invece che non è accaduta con Fonseca, che gli ha subito riconsegnato un ruolo da protagonista: su sedici presenze in campionato, solo in tre occasioni è partito dalla panchina (con Sassuolo, Bologna e Lecce), mentre in Europa solo una volta (in casa del Wolfsberger). Pure per lui il 2020 sarà l’anno della Nazionale. L’Europeo, magari non da protagonista. Ma non si sa mai.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni