“Ricordi, sbocciavano le viole…”. Vengono in mente le parole di De André, così bravo a descrivere un “Amore perduto”, nel giorno dell’addio silenzioso di Alessandro Florenzi alla Roma dopo 18 anni (uno a Crotone) di amore e ben 226 presenze (più di lui solo De Rossi nella gestione Usa) senza un trofeo. Da oggi, infatti, il ragazzo tutto polmoni di Vitinia sarà un giocatore del Valencia, che mai sarà bella come la sua Roma.
L’affare tra i due club si è chiuso ieri mattina. Prevedibile. Molto meno lo è la formula con la quale è arrivato: prestito secco fino a giugno con pagamento del 60% dello stipendio a carico del club andaluso (circa 1,7 milioni). Roma e Valencia, infatti, non si sono accordati né sulla cifra né sulle condizioni dell’obbligo di riscatto. Inoltre lo stesso Florenzi non ha ancora deciso se voler giocare in Italia oppure no in futuro. Un arrivederci che sa comunque di addio visto che difficilmente la ferita si potrà rimarginare in estate.
Anzi, è la dimostrazione che la Roma vende il suo capitano non per i soldi ma per una ormai ingestibile situazione tecnica. Fonseca, infatti, non lo ha mai visto bene nel ruolo di terzino e appena ha potuto gli ha preferito nell’ordine: Zappacosta, Spinazzola e Santon. Florenzi dal canto suo non si sente più un attaccante.
La conseguenza poteva essere solamente una: la rottura. Anche perché Alessandro non vuole perdere l’Europeo mentre Fonseca non vuole (giustamente) cambiare i suoi piani. I due si sono parlati dopo il derby. Il portoghese non gli ha assicurato il posto da titolare mentre gli ha assicurato di non aver messo quel famigerato like su Instagram a un post che ne chiedeva la cessione. Anche il fattore ambientale ha avuto il suo peso. L’idillio di qualche anno fa tra Florenzi e la piazza si è lacerato col tempo.
Dagli striscioni e cori in cui veniva definito “Trenta denari” durante il rinnovo a quella pesantissima fascia da capitano ereditata da due mostri sacri come Totti e De Rossi. Anche ieri i messaggi della maggior parte dei tifosi non erano carichi di affetto complice un rendimento mediocre del giocatore che prima del terribile doppio infortunio al crociato era ambito da Barcellona e Chelsea. Di fatto la Roma si deromanizza ancora di più (ma è una novità solo per chi finora aveva fatto finta di vedere altro) e perde in 8 mesi il terzo capitano romano e romanista.
Ad ereditare la fascia sarà Dzeko, uno straniero come lo erano Balbo e Aldair, unici non italiani a essere capitani giallorossi dal 1970 ad oggi. In futuro toccherà a Pellegrini. L’ultima giornata romana di Florenzi è passata, come dicevamo, quasi nel silenzio. Alessandro ha svuotato l’armadietto, salutato compagni e addetti ai lavori a Trigoria senza far mancare qualche abbraccio commosso.
Poi è tornato nella sua casa vicino piazza Risorgimento dove vive con la moglie e le figlie, ha preparato i bagagli con direzione Valencia dove oggi sosterrà le visite mediche e firmerà il contratto di 5 mesi. Un percorso simile a quello di un altro ex capitano come Carboni. “Valencia è la piazza giusta per rinascere”, ha detto l’ex terzino. Col club andaluso Florenzi giocherà gli ottavi di Champions contro l’Atalanta e proverà a farsi rimpiangere da una piazza che non lo amava più.
FONTE: Leggo – F. Balzani