Anche l’Everton è stato costretto a fermarsi perché il centrocampista André Gomes ha mostrato i segni del virus e il club ha fatto scattare le procedure di sicurezza. Siete in isolamento?
«Non è proprio così. Non siamo in isolamento. ma sono scattate le misure di prevenzione del caso di fronte alla situazione sanitaria di un calciatore. Il giocatore ora sta meglio, la febbre è calata e questa è la cosa più importante».
Hanno fermato la Premier… «Era ora. È stata una decisione giusta e corretta di fronte allo scenario di queste ultime ore. Non si poteva andare avanti. La salute è la priorità. Per tutti: squadre, tifosi. media. lavoratori impegnati nel calcio».
Il blocco vale fino al 3 aprile, poi in teoria la stagione potrebbe ricominciare… «Chi può sapere che cosa accadrà. Noi. in teoria. dovremmo rimetterci al lavoro il 22 marzo. ma se la situazione generale dovesse peggiorare. Come si può pensare alla ripresa del lavoro? Non conteranno le esigenze del calcio. ma la salute delle persone. Se ancora il Coronavirus sarà in piena esplosione. il calcio non potrà ripartire».
In questo caso, parlando della Premier, ci sarà da stabilire come concludere il campionato e quali provvedimenti adottare… «Con estrema sincerità, l’argomento non mi interessa. Il calcio, di fronte alla vita e alla salute, va messo da parte».
Il suo stato d’animo in questo momento? «In queste ore per me il calcio conta zero e mi dà quasi fastidio parlarne di fronte alla tragedia alla quale stiamo assistendo. Ci troviamo a fare i conti con una pandemia, una situazione che nessuno di noi aveva mai vissuto fino ad oggi. Il bollettino dei morti dell’Italia è terribile. In un giorno sono scomparse altre duecentocinquanta persone. La priorità è concentrarsi su questa lotta, tutto il resto non conta».
L’Italia. dopo qualche esitazione politica dl partenza e alcuni comportamenti scellerati da parte di alcune persone. pare aver preso coscienza della situazione… «L’Italia è stata costretta a capire che, in questo momento. basta con le cazzate e con le leggerezze. Bisogna rispettare le direttive e ascoltare chi ha la competenza per emanare delle regole. Ci sono ordini ben precisi e vanno eseguiti. Bisogna rispettare se stessi, gli altri e le persone che sono al fronte in questa guerra. Provo profondo rispetto e ammirazione per medici, infermieri, volontari».
In Gran Bretagna, Boris Johnson ha detto che questa è la più grave crisi sanitaria di una generazione e che moriranno molti nostri cari. E ha invitato a lavarsi molto bene le mani… «Ho seguito in televisione con attenzione la conferenza stampa del premier britannico. Mi pare che quassù non si siano ancora resi conto della gravità della situazione. La vita continua a scorrere con una certa regolarità. Eppure ho letto le dichiarazioni di uno dei consiglieri scientifici di Johnson, Patrick Vallane, secondo il quale il sessanta per cento dei britannici nel contrarre il Coronavirus svilupperà l’immunità di gregge».
Lei ha paura? «In questo momento non riesco a scindere Carlo Ancelotti dal resto del mondo: penso a me stesso e penso agli altri. Il conto dei morti in Italia è terribile. Ogni sera leggiamo un bollettino di guerra». (…)
FONTE: La Gazzetta dello Sport