Spalato e Sarajevo disterebbero solo 250 chilometri, ma questo pomeriggio a San Siro bisognerà aggiungere otto anni e tanti obiettivi diversamente masticati, perché a sfidarsi ci saranno il croato Ante Rebic, 26 anni, e il bosniaco Edin Dzeko, 34.
Il 2020 di Rebic ha un passo alla Dzeko: Ante si è scoperto bomber all’improvviso, marchiando le porte avversarie 7 volte su 9 tra gennaio e la ripresa post Covid, esattamente come ha fatto Edin nella stessa fetta di campionato. Pioli ci crede perché il Rebic di questi giorni è apparso persino più affamato di inizio anno: Ante si è speso come e più di prima, presentandosi al centro sportivo rossonero anche nel giorno di riposo e ha preparato la sfida alla Roma con un perfezionismo quasi maniacale.
Chi si coccola il suo centravanti, ovviamente, è Paulo Fonseca, che però – nonostante negli occhi tutti gli appassionati di calcio abbiano i due gioielli con cui ha affondato la Sampdoria – nega il fatto che la Roma sia Dzeko- dipendente. «Edin è importante ma penso che tutti i giocatori lo siano. La squadra non dipende da un giocatore in particolare, dipendiamo da tutti».
Tutto come recita il manuale del perfetto allenatore. Ma un attaccante che, grazie ai 104 segnati in maglia giallorossa, è al quinto posto nella storia dei cannonieri della Roma, è logico che sia uno in grado di spostare da solo gli equilibri. Un dato? Nelle ultime 10 partite di campionato ha messo lo zampino in 11 reti: 8 segnandoli e 3 rifinendo per i compagni.
FONTE: La Gazzetta dello Sport