C’è stato un tempo in cui Gigi Proietti era in Curva Sud pure quando non c’era. Successe che la porzione di tifo più accaldata e sincera dell’Olimpico si era appropriata di uno slogan che lui ripeteva il sabato sera in tv, il programma era Fantastico, e lo rivolgeva ai laziali. Diceva: “Ciao ‘nvidiosi”. E poi Totti, che era per Proietti — lo disse dopo un Roma-Sampdoria sotto il diluvio — «uno che mi ha ricordato Gesù Cristo… perché sembrava camminare sulle acque, o meglio sulle pozzanghere».
Diceva di non saper giocare a calcio, «il pallone mi faceva inciampare», e di fronte ai momenti bui della Roma aveva la reazione di lasciar perdere, allontanarsi, «una volta mi sono dimenticato della Roma per qualche mese, poi sono tornato all’ovile, ma non diventerò mai sfegatato». Era stato lui con Nicola Piovani l’animatore della festa per gli 80 anni della Roma.
Uno dei suoi desideri da tifoso, rivolto prima a Pallotta e poi ai Friedkin, era potersi godere un po’ più a lungo i giocatori, stanco del via vai del calcio contemporaneo, dove è sempre mercato, dove tutto è precarietà. Zaniolo è stato l’ultimo dei suoi preferiti.
FONTE: La Repubblica