La tensione in casa Roma è salita. Ieri il confronto tra Fonseca è la squadra è durato 3 ore, con allenamento posticipato dalle 11 alle 14. La squadra non ha scaricato l’allenatore, non apertamente, ma al tempo stesso non ha apprezzato che per una svista che ha coinvolto tutto lo staff’tecnico a pagare sia stato solo il più giovane, Gianluca Gombar, il team manager ventottenne silurato dai Friedkin. Che su questioni simili pretendono che non vengano commessi errori che minano l’immagine della società.
Il tarlo del malumore collettivo parte dal capitano, Edin Dzeko. Tra lui e Fonseca la frattura non è mai stata ricomposta dai tempi dell’eliminazione di agosto contro il Siviglia. In quella contro lo Spezia, persino più umiliante dell’altra, lo ha dimostrato già in campo con frasi e gesti eloquenti all’indirizzo della panchina. Un’insofferenza ormai reciproca (Fonseca voleva cederlo per Milik) che nessuno si preoccupa più nemmeno di negare.
In tanti hanno preso la parola. Dal portiere Pau Lopez a Gianluca Mancini, fino a Lorenzo Pellegrini. Volevano che Fonseca si facesse portatore della richiesta di condividere la responsabilità, in modo che non pagasse il giovane Gombar. Arrivando a sfiorare, al culmine della tensione, un ammutinamento collettivo.
Ma per la società non si torna indietro. La squadra non ha scaricato Fonseca ma la fiducia – del gruppo e della dirigenza – è ai minimi storici. Al punto che gli sforzi sul mercato sono concentrati sul terzino americano Reynolds (a un passo), che l’allenatore invece non ritiene strategico. Se le cose dovessero andare male, le soluzioni per la panchina non mancano: tra chi si propone (Mazzarri), chi spera (Jardim), chi, come Allegri, è libero ma costa caro. O chi, come Sarri, ha già iniziato a trattare per liberarsi dalla Juve.
FONTE: La Repubblica – M. Pinci