Nei cuori giallorossi, la bella notizia non è solo che la Roma si prepari allo scontro al vertice con la Juve saldamente al terzo posto, ma anche che il caso Dzeko non abbia affatto sterilizzato in attacco. Lo dimostra il secco 3-1 con cui liquida un Verona che non rende onore a quella che fino a ieri era la migliore difesa e che non aveva mai subito tre reti in campionato.
Il risultato, santificato dalle reti di Mancini, Mkhitaryan, Mayoral e Colley, rafforza senz’altro Fonseca, il cui braccio di ferro con l’ex (?) capitano in ogni caso ha prodotto 7 reti in due partite. Certo, il centravanti spagnolo – nonostante cresca di partita in partita – non è ancora sempre elegante e incisivo come il Cigno di Sarajevo dei giorni belli, ma Mayoral in campo per ora lo sta facendo rimpiangere il minimo sindacale, visto che ha segnato in tutte e 4 le ultime partite di campionato giocate.
La partita per i giallorossi si mette in salita, perché Fonseca perde subito Smalling per infortunio – per lui, come per l’ammonito Pellegrini, niente Juventus – e deve spostare Ibanez al centro inserendo Kumbulla. In 8 minuti i padroni di casa chiudono la partita: colpo di testa di Mancini su angolo di Pellegrini, rasoiata di Mkhitaryan con la difesa in sonno e tap-in di Mayoral su corta respinta del portiere, su tiro sempre di Pellegrini. Al 29’, insomma, la partita è in ghiaccio, anche perché i gialloblù in attacco non producono lo straccio di un tiro in porta.
In attesa di sapere come finirà il caso Dzeko, ci piace mettere in vetrina un tipo come Mkhitaryan – a cui è scattata la clausola del rinnovo automatico – , e che ha partecipato a 17 gol in questo campionato (9 gol e 8 assist), secondo in Europa solo a Bruno Fernandes dello United. L’armeno aveva fatto meglio soltanto nel 2015-16, ai tempi del Borussia Dortmund. Al momento, sarà lui il biglietto da visita della Roma allo Juve Stadium.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini