“All’inizio ho fatto fatica, la città è grandissima. Io poi a Verona non vivevo neanche in centro ma in periferia. È tutto un altro mondo: la prima esperienza lontano da casa, la prima volta che ho cambiato squadra. All’inizio è stato complicato, ma ora mi sento come a casa”.
“Mi ha fatto crescere nella selezione delle scelte sul posizionamento. Nella fase difensiva non è cambiato molto: con Juric giocavamo a uomo a tutto campo, con Fonseca solo in alcune zone”.
“Sono giovane. Cerco di dare il massimo, sapendo che posso migliorare. Ma uno dei miei grandi sogni è diventare un pilastro della Roma, aiutandola a vincere qualcosa”.
“I Friedkin guardano ogni allenamento, sono sempre a disposizione. Mi hanno fatto subito un’ottima impressione. La loro presenza aiuta nei momenti felici, ma soprattutto in quelli di difficoltà”.
“Ora ci siamo abituati, anche se uno stadio vuoto ti dà meno carica. All’inizio è stato un trauma: entri in campo e ti sembra di giocare la partitella del giovedì. Meglio con i tifosi, anche se ti fischiano. Tra il niente e i fischi, preferisco i fischi. A me poi i rumori aiutano a concentrarmi. Non vedo l’ora di giocare all’Olimpico coi tifosi”.
FONTE: Sportweek