Mancano pochi giorni all’inizio del campionato, la Roma giocherà domenica 22 agosto all’Olimpico contro la Fiorentina alle 20.45, tre giorni prima la squadra giallorossa debutterà in Conference League contro il Trabzonspor, e già si può fare un bilancio sulla Roma di Mourinho, con l’incognita di nuovi arrivi e nuove partenze.
Chi esaminerà la squadra giallorossa, nelle esclusive della redazione di Tuttoasroma, saranno grandi ex, personaggi storici che hanno seguito la “magggica” dagli spalti, e giornalisti che hanno seguito la squadra giallorossa, come Paolo Condò, che analizzerà in generale la nuova Roma di Mourinho:
Per la Roma mediaticamente è un colpo straordinario l’arrivo di Mourinho, e giornalisticamente? “Giornalisticamente ha lo stesso significato. E’ chiaro che è un allenatore che ha fatto la storia del calcio per quello che ha vinto, per come lo ha vinto e per come, soprattutto, ha cambiato i termini della comunicazione nel grande calcio perché sicuramente è stato un precursore, è stato uno che ha aperto una strada nuova, e io penso che nel suo serbatoio ci siano ancora dei risultati da ottenere. La scelta della Roma di prendere Mourinho e la scelta di Mourinho di accettare l’incarico alla Roma, sono state delle mosse giuste. In questo momento storico la Roma e Mourinho avevano bisogno l’uno dell’altro”.
Come si può abbinare la bassa comunicazione dei Friedkin con l’alta comunicazione di Mourinho. Non è una contraddizione? “Probabilmente è collegato questo fatto. Cioè, una proprietà che non ha una grande voglia e non un grande interesse di comunicare, si sceglie l’allenatore più bravo di tutti per farlo; perché lui riempie un vuoto. Io la trovo molto coerente come scelta; noi tutti giornalisti, da quando sono arrivati i Friedkin, aspettiamo di parlare con loro, di conoscere i loro pensieri, i loro obiettivi, quello che non gli piace e quello che non gli pace di questo primo anno a Roma e, probabilmente adesso con Mourinho, avremo qualcuno cui fare queste domande”.
Il carattere di Mourinho è eccessivamente esagerato, un carattere che lo ha proposto alla squadra, e si è visto con il Porto e anche da una sua dichiarazione nel post partita “Mi è piaciuta la rissa”. Come giudica questa forma di “cattiveria”, nel senso buono, dell’allenatore? “Onestamente il carattere di Mourinho lo conosciamo da tempo poi, secondo me, con il passare degli anni se un po’ addolcito rispetto a com’era. Io l’ho conosciuto molto bene ai tempi dell’Inter e del Real Madrid e li era veramente abrasivo; ultimamente, certo le battute gli riescono sempre molto bene, da questo punto di vista mi sembra un po’ più tranquillo. Per me è una scelta che ricalca molto quella che fece Sensi con Capello all’epoca, e cioè prendere un allenatore che ha già vinto tanto, e del quale tu sai che non è il tipo di allenatore che si accontenta ad arrivare quarto, prendere un allenatore del genere è un messaggio a tutto l’ambiente e ‘guardate che facciamo sul serio’. E la stessa campagna acquisti che per me è stata molto ben meditata, a me piace molto Abraham, e in generale mi sembra che sia andata a colmare alcuni vuoti che c’erano. Ci sono delle ambizioni e in questa Roma si vedono molto precise”.
Quindi Mourinho e Capello si assomigliano per carattere… “No, anche perché sono passati più di vent’anni. Certamente non sono due persone uguali, poi io con Capello ci lavoro (Sky, ndr) e sono due persone in cui non ti puoi permettere di essere impreciso; io non mi posso presentare a una trasmissione con Capello e a volte capita di discutere senza essere perfettamente preparato. Se non sei preparato, ti divora. Allo stesso modo, ieri (l’altro ieri, ndr) ho visto la sua intervista che parlava bene del suo staff dove non esiste più uno ‘staff di Mourinho’ ma una squadra dove sono in ballo tutti quanti, non ti puoi permettere di lavorare con lui ed essere pigro, o essere facilone, o essere uno di quelli che dice ‘va bene questa cosa la faccio domani’, li salti immediatamente. C’è un livello di professionalità di altissimo livello”.
Sta pensando di scrivere un libro su Mourinho, sulla sua venuta a Roma? “Diciamo che se un giorno Mourinho volesse affidarmi, come ha fatto Francesco Totti (Un Capitano, ndr), il compito di scriverlo, lo farei molto volentieri ma la fine della carriera di Mourinho penso sia ancora lontana”.
Dove colloca la Roma a fine campionato… “Colloco la Roma in zona Champions League. Attenzione, non è semplice il passaggio col Trabzonspor (partita che si giocherà questa sera, ndr), una squadra che ha giocatori come Hamsik. Poi io anni fa sono andato a Trebisonda a vedere una partita contro il Cagliari e dico che c’è un’ambiente abbastanza acceso. Però penso che la Roma ne verrà fuori e sono sicuro che Mourinho, che ha molto in testa i ‘tituli’, probabilmente dedicherà molte energie all’inseguimento di questa Conference League perché, iniziare il suo mandato con un piazzamento in Champions e una vittoria in questa competizione, anche se meno importante dei trofei europei, con una vittoria, un trofeo alzato al cielo, che manca da tanti anni, sarebbe molto positivo”.
Cosa manca alla Roma? “A una prima occhiata forse un terzino destro più forte di Karsdorp, si poteva trovare, ma davanti è molto fornita. Poi è chiaro che la stagione della Roma passa da una “riesplosione” di Zaniolo e se gioca una stagione intera ai suoi migliori livelli è il più forte di tutti. Era il più forte di tutti. Zaniolo è l’uomo che mi fa pensare, che mi fa sperare, siamo campioni d’Europa e con l’aggiunta dello stesso l’anno prossimo siamo competitivi a vincere anche un mondiale. Ci sono tutte speranze basate su quello che abbiamo visto ma, a causa d’infortuni, purtroppo, da tempo non vediamo. Ora bisogna verificare che Nicolò (Zaniolo, ndr) possa tornare a quei livelli; sai due ginocchia saltate sono una brutta cosa per un ragazzo. Se funziona così la Roma può fare qualcosa, Mourinho ha sempre avuto un grandissimo difensore centrale, penso a Terry all’epoca del Chelsea; a me piace molto Mancini, ma Ibanez, Kumbulla e Smalling mi sembrano un po’ fragili, quest’ultimo si fa male un po troppo spesso. Probabilmente manca ancora un difensore forte e magari a centrocampo voleva Xhaka. A me piace molto Villar, è un eccellente centrocampista e la coppia Villar-Veretout è interessante”.
Mi da un assist… se è così, chi resta fuori tra Cristante e Pellegrini? “Non resta fuori nessuno perché non è più il tempo di ragionare ‘chi resta fuori”. Cristante, che può giocare anche difensore centrale e Pellegrini non resterà mai fuori. Diciamo che Pellegrini, Zaniolo, Abraham non resteranno mai fuori ma io, il numero 7 giallorosso, lo vedo più avanti anche se nelle amichevoli, Mourinho, lo ha anche schierato nei due dietro per avere un’impostazione ultra offensiva. Sinceramente non è quello il calcio del mister, non è ultra offensivo, anzi è un calcio che pensa più alle coperture e Cristante sarà uno dei giocatori fissi, li davanti alla difesa”.
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FONTE: Esclusiva Redazione Tuttoasroma – Roberto Molinari