Nel giorno del suo esordio in serie A con la maglia giallorossa, quasi due anni fa – era il 15 settembre del 2019 – Henrikh Mkhitaryan fece capire subito ai tifosi giallorossi che tipo di giocatore fosse, segnando alla prima occasione davanti al suo nuovo pubblico.
L’avversario di quel giorno era il Sassuolo (la partita finì 4-2), che domenica sera tornerà all’Olimpico. Se non fosse che durante la sua lunga carriera l’armeno ha segnato praticamente contro tutti nei più importanti campionati europei, sembrerebbe quasi che abbia un conto aperto con la formazione emiliana, visto che lo scorso anno una sua rete allo Spezia nell’ultima giornata di campionato ha negato proprio al Sassuolo la gioia della qualificazione alla Conference League.
All’inizio del suo terzo anno con la Roma, dopo una prima stagione complicata da qualche infortunio di troppo e una seconda in cui ha invece consolidato il suo ruolo di uomo squadra, Miki si è preso definitivamente la scena.
Non una cosa scontata, nonostante sia tra i calciatori più esperti e più vincenti della rosa, ma anzi la scorsa estate sembrava ad un passo dall’addio dopo che lui e il suo agente Mino Raiola avevano deciso di non far valere la clausola per il prolungamento automatico.
In quei giorni si è raccontato di vecchi dissapori con José Mourinho, risalenti ai tempi in cui i due erano al Manchester United. “Non voglio parlare di quello che è accaduto in passato, ci siamo chiariti e siamo ripartiti da zero“, la spiegazione dell’armeno, diventato uno dei punti di riferimento dello Special One, che lo ha sempre fatto partire titolare in questo inizio di stagione.
In cambio ha ricevuto un gol, il primo in campionato della Roma nella gara d’esordio contro la Fiorentina, e due assist (per Lorenzo Pellegrini nel match di andata di Conference League col Trabzonspor e per Jordan Veretout a Salerno), ma soprattutto grande dedizione e sacrificio sulla fascia sinistra quando è chiamato a fare un gran lavoro anche in fase difensiva.
FONTE: Il Corriere della Sera – G. Piacentini