La Roma ingrana la sesta. Sa solo vincere finora la squadra di Mourinho. Che sia campionato o Conference League, fa sempre il suo dovere: sei vittorie su sei partite ufficiali, un altro carico di fiducia in vista di impegni più complessi e un nuova festa per l’Olimpico che continua a riempirsi con trentamila spettatori a volta, senza curarsi dell’importanza del match. Il test europeo diventa subito doppio. Perché non solo il tecnico portoghese cambia sette uomini rispetto alla Roma «titolare» vista domenica scorsa col Sassuolo, ma per la prima volta in stagione i giallorossi si ritrovano sotto nel punteggio. Il cambio di assetto toglie certezze in avvio di gara e il gol preso ne è una dimostrazione: Villar legge male l’incursione di Carey e si ferma per non rischiare il fallo da rigore, Mancini completa la frittata difensiva.
Ci pensa Pellegrini, con un pallonetto alla Totti, a rimettere in carreggiata la Roma. È il suo momento, come dimostra anche il gol del 3-1: anche un tiro ciccato va a segno. Seconda doppietta per il capitano attuale capocannoniere stagionale, aspettando il rinnovo di contratto che passerà da «una trattativa complicata» come ripetuto da Pinto nel pre-partita, ma l’esito positivo sembra comunque scontato. Prima dell’intervallo la seconda rete consecutiva di El Shaarawy aggiunge autostima nel serbatoio di un giocatore che può fare un contributo importante anche come «rincalzo».
Buoni segnali anche da Shomurodov che ci prova in tutti i modi e nel finale colpisce un palo prima di servire l’assist ad Abraham, Carles Perez a forza di insistere propizia l’espulsione di Wildschut, mentre Smalling sembra ancora in rodaggio anche se partecipa attivamente all’azione del quarto gol. Nella ripresa c’è subito l’esperimento di Ibañez terzino destro per far rifiatare Karsdorp, che è anche una chiara bocciatura per l’acerbo Reynolds.
E quando Mourinho vede la squadra ammosciarsi a inizio ripresa manda subito in campo Cristante e Veretout per ridare un po’ di sostanza. Resta in panchina invece Borja Mayoral, che stava entrando insieme ad Abraham ma il tecnico ci ripensa e subito dopo manda dentro Kumbulla per Calafiori, schierando i quattro centrali insieme nella linea difensiva. Uno di loro, Mancini, trova il gol del poker. Abraham mette la ciliegina sulla torta in sospetto offside (ma la Var ci sarà solo in finale), ora testa a Verona. Per cercare la settima meraviglia.
FONTE: Il Tempo – A. Austini