Una stoccatina basta, «perché fino ad ora non c’è stato motivo per litigare con nessuno». Alla vigilia del suo primo derby della Capitale José Mourinho accende i toni solo quando ricorda che «questa partita è iniziata al novantesimo di Roma-Udinese col “rosso” a Pellegrini. Quell’espulsione è l’unica cosa che mi ha dato una sensazione molto negativa: di giocatori come Lorenzo ne ho uno soltanto. Ma l’arbitro Rapuano è giovane, ha fatto una ca…ta e il suo allenatore Rocchi lo può aiutare a migliorare». Di stracittadine un tipo «Special» come lui se ne intende. Ne ha affrontate ben 116 da allenatore in quattro campionati diversi, oggi scoprirà l’effetto che fa giocarla all’Olimpico da allenatore della Roma. Nessuno slogan alla Zeman o alla Garcia – «è più importante parlare poco e giocare tanto. La verità è solo dentro il campo» – ma tanta curiosità di immergersi in una nuova emozione.
«La rivalità è una cosa bella nel calcio, per capire davvero il derby di Roma devo viverlo da dentro. È una partita – spiega il portoghese – che non preoccupa un allenatore perché non c’è bisogno di motivare la squadra. Giocheremo per vincere, come sempre, e se non dovessimo riuscirci voglio uscire dalla gara con la sensazione che i ragazzi abbiano dato tutto. Ma non è certo l’unico obiettivo della stagione: vorrei che la Roma avesse un’ambizione più grande rispetto alla vittoria di un derby». Pellegrini a parte, si affiderà ai titolarissimi nonostante li abbia già spremuti parecchio. «Se ruotassi 20 giocatori mi fareste la domanda opposta – dice rivolto ai giornalisti – ma noi abbiamo bisogno di stabilità e fiducia. Tanti ragazzi che non stanno giocando sono molto giovani».
A differenza di tutti i colleghi affrontati fin qui, non nomina mai Sarri col quale ha avuto un battibecco durante un Chelsea-Manchester United. Ma definisce la Lazio «una squadra con qualità, che ha un modo offensivo di pensare al gioco. Dovremo attaccare e difendere bene». Gli ricordano di quel Lazio-Inter in cui i tifosi biancocelesti, per sfavorire la Roma nella corsa scudetto del 2010, chiesero ai biancocelesti di perdere: «Si sentiva che non erano in appoggio alla loro squadra ma la mia Inter ha vinto come tante altre volte in quel campionato». Il finale è emozionante, con un pensiero dedicato a Zalewski che ha perso il papà per colpa di un brutto male («lo vorremmo con noi ma è giusto che decida Nico»), e c’è spazio anche per un rimprovero ai cronisti: «Avete dimenticato la domanda chiave. Viña sì o no? Io penso di sì». Non dovrebbe trattarsi di un bluff, ma a Sarri il dubbio sarà rimasto tutta la notte.
FONTE: Il Tempo – A. Austini