Certo, non è Sangiovannese-Montevarchi, ma da ieri l’allenatore dei biancocelesti ha conosciuto anche le tensione che si vivono lontano dall’Arno. Non è da meno il collega, José Mourinho, che è perdente ma rialza subito la testa, fa il capo, raccoglie i suoi, parla, chiede, spiega e poi li porta tutti sotto la Sud. Riequilibrando il distanziamento fisiologico che c’è tra i due mondi: Lazio da una parte, Roma dall’altra, non certo uniti dall’abbraccio. Ma prima c’è stata una partita e i due allenatori l’hanno respirata, a modo loro, sudata, sofferta. Maurizio scrive, José chiacchiera.
Mourinho cercava nemici e il loro rumore e in questi ultimi cinque giorni li ha trovati, il culmine è stato proprio il derby: prima l’arbitro Rapuano, che ha espulso Pellegrini e poi Guida (nel finale, visitato anche dal gm Pinto), che a suo dire si è perso “il rigore di Zaniolo, da cui poi nasce il raddoppio della Lazio e il secondo giallo a Leiva, che non è stato punito per lo stesso fallo di Pellegrini”.
Lucidissimo anche sulla partita, non vuole toccare il morale della squadra, che ha preso comunque una bella botta, ma lo tira su, sempre a modo, come un tempo, come il vecchio Mou. “Noi siamo sereni anche nei momenti difficili. Orgoglio e qualità ci sono stati, meritavamo un risultato diverso e l’arbitro è stato decisivo in questa partita. L’arbitro ha sbagliato, il Var ha sbagliato“.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni