Su Totti…
“È una storia fantastica. L’ho vissuta dall’esterno, mentre ero al Milan. Totti rientra in una categoria speciale, in cui rientrano altre 3 o 4 personalità di rilievo, come quei giocatori storici del Milan che hanno vestito soltanto la maglia rossonera, Maldini e Baresi. Totti ha avuto un grande impatto sulla squadra alla fine della scorsa stagione. È stato fantastico ed è ancora fantastico, perché Totti non rappresenta solo la Roma, ma l’intero calcio italiano. La dimostrazione è stata il suo quarantesimo compleanno e l’eco che ha avuto nei social media in tutto il modo, è un atleta fantastico che si impegna a fondo per mantenere il passo con la velocità e la forza richiesta nel calcio di oggi. Ovviamente non può essere agli stessi livelli di un tempo, tuttavia, in circostanze molto critiche, può essere assolutamente decisivo. La prima partita che ho visto da AD della Roma è stata Roma-Sampdoria. Totti è entrato nel secondo tempo e abbiamo vinto 3-2 col suo gol su rigore al 93°. Una gioia per gli occhi”.
Sul settore giovanile…. “Oggi si può avere un giocatore molto talentuoso che fa tutta la trafila di un club qualsiasi e poi, all’improvviso, si ritrova a seguire un regime di allenamento, preparazione fisica e nutritivo completamente diverso, per non parlare dello stile di gioco. Questo crea dei seri ostacoli alla crescita di un ragazzo, ma è una situazione che dobbiamo saper gestire. D’altro canto, sono molti i fattori che riguardano l’approdo di un diciannovenne in prima squadra. Nel nostro club, per esempio, c’è Seck, poi ci sono Ricci e altri che giocano nel Sassuolo. Dobbiamo vendere alcuni di loro perché hanno bisogno di giocare e non vogliono perdere tempo rimanendo nel nostro club, anche se uno o due tra questi possono essere talvolta utili per la squadra. Dobbiamo capire che i ragazzi non vogliono sprecare le loro opportunità: hanno bisogno di giocare, devono farsi vedere e devono mettersi alla prova per poi diventare giocatori professionisti dell’AS Roma. Spero che alcuni di loro possano tornare presto per rivelarsi poi colonne portanti della nostra squadra”.
Sullo stadio… “È uno dei più importanti, se non il più importante, progetto dell’Europa meridionale nei prossimi cinque anni. È bellissimo, un investimento enorme: sarà uno dei punti focali della città e del paese, da non perdere. Ovviamente essendo in Italia stiamo attraversando diverse difficoltà di natura burocratica e amministrativa, ma il progetto sta arrivando nelle fasi conclusive dell’approvazione ai sensi di una legge statale esistente e applicata. Abbiamo commissionato uno studio all’Università La Sapienza di Roma. La facoltà di economia ha analizzato l’impatto economico e finanziario del progetto su Roma e aree limitrofe, con numeri sorprendenti in quanto a gettito fiscale, creazione di posti di lavoro, occupazione a lungo termine. Parliamo di 1,6 miliardi di investimenti in 6 anni in un’area sottosviluppata e, onestamente, non molto bella al momento. Ci sarà un investimento nei progetti naturali e immobiliari che dovranno esserci, altrimenti l’intero progetto non sarebbe sostenibile. Stiamo costruendo un’arena, uno stadio per il calcio e per altri eventi. uardiamo cosa è successo ai club che hanno costruito il proprio stadio in tempi recenti: l’Emirates Stadium dell’Arsenal a Londra, l’Allianz Arena del Bayern Monaco, lo Juventus Stadium a Torino. Includerei anche le due ristrutturazioni del Paris Saint-Germain e del Manchester City. Questi stadi sono sempre pieni, i tifosi adorano l’esperienza che vivono a ogni match, vogliono andarci e prendono parte a uno spettacolo diverso. Sarà incredibilmente importante per l’AS Roma in futuro”.
Sul suo approdo alla Roma… “Onestamente, non avrei mai pensato che sarei andato a lavorare per un altro club italiano. Ho sempre creduto che la mobilità all’interno dello stesso paese fosse qualcosa riservata allo staff tecnico o ai giocatori e che per un dirigente fosse meno probabile, specialmente se si viene da una carriera lunghissima con un solo club. Ovviamente, l’opportunità di lavorare per un club molto importante come l’AS Roma, con una lunga tradizione, in una bellissima città, con una proprietà di alto livello e un progetto ben definito per il futuro era affascinante. Il ruolo che mi è stato offerto è stato un po’ come un riconoscimento dopo i 23 anni al Milan e ne sono molto orgoglioso, ma, d’altro canto, è stata anche la fine di un’era rossonera sancita dalla decisione ufficiale di Berlusconi di vendere il club. Il preliminare è stato firmato e prima o poi i cinesi prenderanno il controllo del club. Per me è stato come un messaggio: La tua era al Milan è finita. Ciò che abbiamo fatto al Milan ormai è storia e fa parte del passato, adesso, l’unica cosa che conta per me è il presente e il futuro. Il mio presente è l’AS Roma e spero che sia anche il mio futuro”.
Sulla Curva Sud… “Il resto dei tifosi sta vivendo un’atmosfera diversa così come la squadra ospite. La partita contro il Milan di qualche giorno fa giorno è stata fantastica perché moltissime persone sono venute a sostenere la squadra: hanno capito che avevamo un’opportunità storica. La Curva Sud non c’era a causa dei problemi ben noti, ma comunque c’era gente. Questa esperienza è stata fantastica per i giocatori e per la squadra. L’unica cosa che potrei chiedere per l’anno a venire è risolvere questo problema una volta per tutte, rispettando leggi e regolamenti e rispettando tradizioni e orgoglio personale. Non sarà facile, ma questo club deve farcela. Ci sono vari problemi a livelli diversi e quello della Curva Sud è forse il più visibile e che influisce anche sul resto dello stadio. Stiamo aspettando di conoscere i piani delle autorità per il prossimo anno. Il dialogo è sempre stato aperto: sono stati inviati messaggi avanti e indietro per sederci a un tavolo e provare a trovare una soluzione condivisa. Speriamo che questo avvenga all’inizio del 2017. Tuttavia, ci sono tanti altri problemi che attanagliano il pubblico in generale: parcheggi, trasporti… Il fatto che Roma, la Capitale, debba essere un esempio per il resto del sistema dal punto di vista della sicurezza è difficile da far accettare alla gente di Roma. Siamo determinati a trovare una soluzione a tutte queste questioni, specialmente per la fine della stagione in corso e per l’inizio della prossima. Per Jim e per il CdA è importante che il club sia vicino ai propri tifosi. I giocatori, lo staff e tutti i messaggi che abbiamo inviato sono ovviamente ispirati dalla visione del presidente Pallotta e della dirigenza: noi siamo una famiglia. Siamo un’entità unica e il Club non può avere successo ai massimi livelli possibili senza il sostegno dei tifosi. Per esempio, si dice che il nuovo stadio di Torino, col fatto che è sempre pieno al 95%, valga circa 10 punti in più a stagione per la Juventus. Ora, non so quali parametri si seguono per misurare questo dato, ma comunque è un dato di fatto, quando si gioca su un campo in cui i tifosi sono vicini all’azione, sostengono i giocatori, si fanno sentire, questo sicuramente mina la fiducia e la tranquillità degli avversari. Sarebbe fantastico tornare a quei giorni in cui venire all’Olimpico era una grande esperienza, anche se per ora in casa svolgiamo il nostro ruolo molto bene visto che siamo ancora imbattuti”.
Il club sta facendo il suo dovere, che consiste nell’essere competitivi il più possibile in Italia e in Europa. Posso solo elogiare il lavoro svolto da Luciano Spalletti e il suo staff, che hanno assemblato la squadra, mostrando di capire il proprio ruolo e l’opportunità che hanno. I giocatori stanno giocando con maturità. Penso sia un bel gruppo. Tutti insieme con le leggende del calibro di Totti e De Rossi, che guidano il contingente italiano. Abbiamo giocatori importanti come Nainggolan e Strootman o come i neo arrivati Fazio e Perotti, che vengono da esperienze diverse ma che hanno capito molto bene cosa significhi giocare a Roma. Stanno dedicando tutti i loro sforzi per creare un team che capisca il proprio ruolo, quello di essere competitivo fino alla fine. Stiamo lottando per il titolo e sono sicuro che ce la giocheremo fino alla fine.
Su Spalletti… “Abbiamo una squadra equilibrata, anche se in un mondo perfetto avremmo a disposizione altri due centrocampisti. Le caratteristiche dei giocatori che abbiamo permettono loro di giocare in diverse posizioni. Nella pallavolo, li chiameremmo giocatori universali, che possono interpretare 3 o 4 ruoli diversi. Spalletti è sempre stato bravo in questo. Tatticamente parlando, lui legge il gioco molto bene e sa come schierare la sua squadra. Un aspetto molto importante, che abbiamo notato di recente contro Lazio e Milan, è che il club sia riuscito a sopperire ad assenze importanti: Salah, Peres, Florenzi. Il sistema di gioco che ha ideato Spalletti, e il posizionamento dei giocatori che hanno saputo seguire le direttive del tecnico, ci hanno permesso di giocare il primo tempo in un modo e il secondo in un altro, e abbiamo avuto il killer instinct riuscendo a vincere entrambe le partite. Questo è molto importante e dimostra che l’allenatore non solo ha un piano predefinito ma può adattarsi ai cambiamenti in campo”