L’ha fatto davanti a Francesco Totti, il capitano. Ancora una volta, perché era già successo con la Juventus all’Olimpico in questa stagione, e stavolta per una vittoria. Non in una partita qualunque, ma in un derby. Lorenzo, o come dicevan tutti Lollo, deve aver pensato «i brividi mi vengono», come recita il coro della Sud che quest’anno va per la maggiore e identifica l’empatia della tifoseria con la squadra di Mourinho. Sì, perché c’è tanto di “special” in questa storia qua. Tra Pellegrini e la Roma.
Sin da quando il giovane raccattapalle ammirava da bordo campo il campione con il quale poi, da grande, si è allenato e che, lasciando la Roma quasi due anni fa per incompatibilità con la vecchia proprietà, aveva indicato proprio in Pellegrini l’uomo giusto per ereditare una fascia che nel club di Trigoria si passa per tradizione per lo più di romano in romano: quella da indossare sulla maglia giallorossa.
E così Lorenzo, che secondo alcuni non è maturo come calciatore e secondo alcuni altri non è adatto a essere un leader o, peggio ancora, un capitano (della Roma), si è messo le mani alle orecchie per ascoltare il suo stadio (che solitamente è cosa ben distante e distinta dai social network o da certe chiacchiere da radio bar) esplodere per una prodezza in un derby. «Nelle partite che contano si nasconde», per qualcun altro ancora. (…)
Come fece Giannini, sotto la guida di Mazzone, in un derby che per tanti aspetti – ultimo il risultato – ha palesato molte analogie con quello vinto dalla Roma di Mou sulla squadra di “Mau”. L’ha fatto davanti a Totti, che era presente pure nella folle serata in cui la Roma dominò la Juve per poi regalarle in 4 minuti di tempo effettivo i tre punti. E stavolta, in un derby, è valso tre punti, o quasi, perché il gol del 3-0 ha sferrato il colpo del ko alla Lazio.
Che già aveva colpito il 29 settembre 2018, al suo primo derby con la maglia della Roma, subentrando a Pastore: colpo di tacco, olé, stile giallorosso. L’ha fatto davanti a Totti e ha scelto la stessa porta del pallonetto di Checco dell’1-5 del 2002, quella che guarda in faccia i tifosi avversari. Pochi centimetri più a destra, mirando, per distruggerla con un pallone che sembrava stregato, la ragnatela tessuta da un amico di Strakosha vicino all’incrocio. (…)
FONTE: Il Romanista – G. Fasan
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