100 cento minuti di volo utile per atterrare su un sogno: la possibilità di tornare a vincere un trofeo che manca da 14 anni, senza contare che da 31 mancava da una finale europea. La Roma batte il Leicester con un 1-0 deciso dalla rete di Abraham e approda all’ultimo atto di Conference League. La sfida sarà col Feyenoord. L’unico ostacolo che separa José Mourinho, alla sua ottava finale internazionale, da un ennesimo traguardo storico: essere – insieme a Udo Lattek e Giovanni Trapattoni – l’unico allenatore in grado di assicurarsi le tre diverse coppe europee.
Tutto questo è reso possibile per la magica serata che la sua Roma ha regalato a un Olimpico tutto esaurito. Davanti a quasi 65.000 spettatori “in campo” – proprio come voleva lo Special One – la squadra giallorossa supera con merito un piccolo Leicester. A premere sull’acceleratore è la Roma, che al 7’ va al tiro su punizione dalla sinistra, su cui Schmeichel devia in angolo. All’11’, su angolo battuto dal capitano, Abraham giganteggia su Pereira e di testa batte il portiere degli inglesi, sfatando anche il tabù che lo aveva visto, in sette match contro le “foxes” non riuscire mai a trovare il gol.
Nella ripresa Rodgers passa al 3-5-2, inserendo Amartey fra i centrali di difesa e Iheanacho a fianco di Vardy. Tutto questo per consentire a Pereira e Justin di spingere con più libertà. A lungo, però, il Leicester è capace solo di accumulare degli angoli, riuscendo ad andare al tiro solo con Dewsbury-Hall a lato. Insomma, se la superiorità territoriale cresce, i pericoli assai meno.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini
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