Ve lo dico sinceramente: non sto nella pelle. All’inizio della stagione, quando ho saputo che la finale di Conference League si sarebbe giocata a Tirana, ho fissato subito nella mia testa l’obiettivo di raggiungerla. Per me, che sono nato in Italia da una famiglia albanese, era come un segno del destino. Per fortuna i sogni si avverano. E ora starà a noi completare l’opera battendo il Feyenoord, anche se sappiamo che non sarà facile.
Sono emozionato, sì. Soprattutto dopo aver visto l’Olimpico in questa stagione, qualcosa di straordinario. Abbiamo una tifoseria unica, che va solo ringraziata. Con loro, abbiamo sempre uno stimolo in più. Purtroppo a Tirana non potranno venire tutti, perché come sapete lo stadio non è molto grande. L’Arena è un impianto all’inglese, modernissimo, con le tribune vicinissime al campo, perfetto per giocare a calcio. E poi Tirana è una città meravigliosa, come tutta l’Albania: negli ultimi anni gli investimenti stranieri l’hanno fatta crescere tanto, senza farle perdere l’anima storica. Se vi capita, fate un giro sulla costa: il mare è pazzesco.
Per gli albanesi questa finale rappresenta un’occasione. E so per certo che la loro accoglienza sarà esemplare. Con gli italiani hanno stabilito un legame solidissimo: c’è riconoscenza per il modo in cui tanti anni fa sono stati accolti nel vostro/nostro Paese. Lo chiamo così perché io mi sento albanese ma anche molto italiano: con la mia famiglia siamo stati trattati benissimo sin dal primo giorno, quando i miei genitori arrivarono a Peschiera del Garda per cercare lavoro.
A Tirana, a parte i tifosi del Feyenoord che giustamente sosterranno la loro squadra, avremo buona parte del pubblico dalla nostra parte. Persino il nostro Premier è innamorato di Mourinho e ha già scaldato l’attesa attraverso i social, postando una sciarpa della Roma all’interno dello stadio.
Per me è un onore e una responsabilità rappresentare la mia nazione in un evento così importante: spero di essere sempre un buon esempio per i tanti ragazzi albanesi emigrati all’estero come me e che cercano di costruire una propria strada ed una carriera. Giocare? Sarebbe bello, sarei un bugiardo se dicessi che non spero di giocare questa partita, almeno per qualche minuto. Ma la decisione finale spetta al mister e sta a noi rispettarla sempre. E se non dovessi entrare in campo farei il tifo dalla panchina: Mourinho ha avuto il merito di cementare un gruppo molto solido, nel quale nessuno si sente escluso.
Tutti abbiamo dato un contributo in questa stagione e continueremo a farlo, da Torino a Tirana. Abbiamo giocato tante partite ma restano ancora le energie per l’ultimo sforzo. Il 25 maggio allo stadio vedrò i miei genitori, la mia fidanzata, mio fratello e mio zio che abita in Albania. Pensate che papà e mamma hanno comprato il biglietto aereo prima della semifinale contro il Leicester, tanto erano convinti che la Roma si sarebbe qualificata. In quel momento ho pensato “oh, speriamo non porti sfortuna”. Ma in verità sono stati furbi e previdenti… Sarei felice di dedicare la coppa a loro, a tutti i romanisti e agli albanesi. Come si dice da noi, Haijdeni dhe na ndihmoni në stadium. Venite a incitarci allo stadio!.
FONTE: Il Corriere dello Sport – M. Kumbulla
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