Per la Roma restare o meno in Europa potrebbe fare tutta la differenza del mondo. A partire, naturalmente, dal mercato. Ieri, nella cena di pesce organizzata da Pellegrini solo per la squadra (mancava Abraham, alla fine c’è stato del parapiglia con dei giornalisti) in un ristorante in centro, a Piazza dei Ricci, l’idea era chiara a tutti.
La classifica e la storia, infatti, obbligano a giocare due finali: una virtuale (venerdì contro il Torino) e una effettiva (quella di Conference League contro il Feyenoord, il 25 maggio). Se vincesse l’ultima, oltre a riportare un trofeo in giallorosso dopo 14 anni, lo Special One si assicurerebbe l’ingresso nella prossima Europa League. In caso contrario, se Fiorentina e Atalanta conquistassero i tre punti sabato, neppure un pari con i granata potrebbe essere sufficiente a evitare quell’8° posto che significherebbe salutare le Coppe. Invece, se la Roma arrivasse 8a e vincesse a Tirana le italiane in Europa sarebbero 8.
Il tecnico (non alla cena) non potrà abbondare con il turnover, come peraltro si è visto nelle due partite interne contro Bologna e Venezia, che hanno lasciato molti rimpianti. Certo, quella contro il Torino sarà la 54a partita stagionale e alcuni dei pilastri sono stanchi, ma come fare a rinunciare ad Abraham, ad esempio, se la vittoria è l’unica garanzia di qualificazione? Morale: nonostante il timore del Feyenoord (che sta per andare in ritiro in Portogallo), le rotazioni non saranno enormi.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini
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