Non nascondiamolo: dal punto di vista strettamente economico l’operazione Cristiano Ronaldo per la Roma sarebbe molto rischiosa. Dimenticando i titoli vinti (solo in Italia), non è un mistero che per la Juve l’ingaggio dell’attaccante, in concomitanza con l’effetto Covid, abbia rappresentato un salasso per il bilancio.
Ma è ovvio che il portoghese non fa rima solo con spese, anche se CR7 i suoi affari sa curarli alla grande. Un esempio? La forfettizzazione dell’imposta sui redditi provenienti dall’estero che nel 2018, sbarcato in Italia, gli consentì di pagare appena 100 mila euro a fronte di guadagni milionari. Anche questa può essere una chiave per materializzare il sogno. Ma diamo un po’ di numeri con una rassicurazione di base: per tornare in Italia CR7 sarebbe disposto a un robusto taglio d’ingaggio.
Comunque, per Cristiano i bianconeri pagarono al Real Madrid 100 milioni, più 12 circa di spese accessorie, assicurando al campione uno stipendio da 31 milioni netti (58 lordi). Ceduto al Manchester United per 15 milioni più 8 di bonus, il portoghese ha percepito uno stipendio analogo, a cui aggiungere un indotto da circa 79 milioni, che lo rende il terzo sportivo più pagato al mondo dopo Leo Messi e LeBron James.
Ma Ronaldo non significa solo esborsi. Anche grazie al suo arrivo, ad esempio, il “brand” della Juve ha aumentato il proprio valore di circa 500 milioni, mentre i follower sui social sono passati da 50 a oltre 110 milioni, con relativo indotto. Non basta. Anche gli sponsor e il merchandising bianconero, pur con la pandemia, hanno avuto una impennata.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini