Faccia leggermente più tonda (quasi da ragazzino) e niente barba, ma lo stesso sorriso di chi corona il proprio sogno vestendo la maglia della Roma. Sono passati cinque anni da quando Lorenzo Pellegrini tornava a vestire il giallorosso dopo la parentesi di due stagioni al Sassuolo: era il 30 giugno 2017 quando, in un comunicato ufficiale, l’allora ventunenne diceva che “tornare a Trigoria è una sensazione incredibile, era il mio obiettivo sin da quando sono andato al Sassuolo. È il coronamento di un percorso di due anni”. (…)
Il primo anno è stato perlopiù un apprendistato, all’ombra di DDR, Nainggolan e Strootman, culminato con la semifinale di Champions: 37 presenze (con molti spezzoni) e 3 reti, la prima delle quali il 1° dicembre 2017, all’Olimpico, nel 3-1 sulla Spal.
Dalla seconda stagione, Lorenzo ha iniziato a giocare con maggiore continuità nel ruolo di trequartista. Decisivo il derby del 29 settembre 2018: Pastore si fa male, Lorenzo entra e subito prima dell’intervallo sblocca la gara con un bel colpo di tacco sotto la Curva Nord; i giallorossi vincono 3-1 e il numero 7 risulta tra i migliori in campo.
(…) La verità è che il percorso di crescita di Pellegrini necessita di tempo, oltre che di un tecnico che sappia valorizzarlo e investirlo di responsabilità senza che queste si tramutino in pressioni. Quell’uomo arriva a Roma il 2 luglio 2021 e si chiama José Mourinho.
Fin dal primo giorno, il tecnico portoghese mette Lorenzo al centro del suo progetto. “Se avessi tre Pellegrini – dice Mou in una delle sue prime conferenze – li farei giocare tutti e tre”. Il numero 7 diventa il capitano designato (ma lo era già, de facto, da gennaio, in seguito alla lite tra Fonseca e Dzeko) e disputa un avvio di campionato stellare: gol, assist e giocate da leccarsi i baffi testimoniano il salto di qualità.
Ma non è solo il campo a certificare l’upgrade di Lollo; con lo Special One cresce anche la sua leadership all’interno dello spogliatoio. Da romano e romanista, è lui a dover guidare e a insegnare la Roma ai tanti giovani e agli stranieri alla prima esperienza in Italia. Pelle si fa carico di questa responsabilità, ma lo fa senza perdere la sua umiltà, continuando a lavorare sodo. I risultati si vedono: 41 gare stagionali e 14 gol (il suo record in carriera), oltre a 8 assist.
La pennellata su punizione nel derby, la zampata a Leicester, l’intesa con Abraham, e quella rincorsa disperata ma decisiva nel finale contro il Venezia, a salvare un gol fatto evitando così la sconfitta. Lorenzo si rivela la luce della prima Roma mourinhiana; il condottiero ideale per una squadra che è sì operaia, ma non per questo priva di fantasia. (…)
Quanta acqua è passata sotto i ponti, da quel 30 giugno 2017. Come quegli amori che “non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”, Lorenzo è arrivato a Trigoria che era un bambino di 9 anni, se n’è andato a 19 ed è rientrato a casa a 21. Ora, che di anni ne ha 26, ha la mentalità di un vero condottiero: quella di chi, dopo una vittoria storica, punta già alla prossima sfida.
FONTE: Il Romanista – L. Latini