José Mourinho ha convinto la squadra che il Quadrato Magico è uno spazio tecnico-tattico in cui trovare il futuro, e nello stesso tempo i calciatori hanno capito che la formula dei 4 assi, così affascinante, si può sostenere.
La vittoria col Tottenham, d’altronde, è sembrata la chiave di volta di questa costruzione. Posti tutti i limiti che occorrono a una amichevole avere la meglio su una delle attuali grandi d’Inghilterra ha fornito una queste certezze: 1) la conferma che schierando insieme quattro giocatori dal potenziale offensivo come quello fornito da Pellegrini, Zaniolo, Dybala e Abraham i rischi per gli avversari sono costanti; 2) la presa di coscienza che, quando il sacrificio di squadra è condiviso, anche la fase difensiva può essere eccellente, e lo ha dimostrato il fatto che la squadra di Conte non ha fatto neppure un tiro nello specchio della porta giallorossa.
In questo senso pare essere rimasti al 25 maggio: una Roma capace di fare gol nel primo tempo e poi di reggere l’urto del ritorno avversario. Davanti a una garanzia come Rui Patricio, d’altronde, ci sono quei tre.
Se Mancini e Ibanez – quest’ultimo anche in veste di match winner sfruttando un assist proprio dell’ultimo arrivato Dybala – continuano il loro processo di crescita, Smalling sta diventando una sorta di miracolo di longevità agonistica. L’impressione è che Mourinho, a dispetto del progetto iniziale dei Friedkin di due anni fa, abbia avuto progressivamente il via libera per la costruzione di un “instant team”.
Un altro motivo di ottimismo è dovuto alla rosa. Segnalato come nella scorsa stagione il numero degli infortuni muscolari si sia ridotto di circa il trenta per cento, Mourinho ha davvero due giocatori per ruolo o quasi. E tutto questo, in attesa di poter inserire anche Wijnaldum e Belotti.
Davanti, poi, questa Roma è da effetti speciali. Pellegrini è il paradigma della duttilità, Zaniolo sembra essersi definitivamente messo alle spalle il doppio infortunio ed è in grado di esprimere quella potenza in campo aperto che lo fa diventare devastante.
Dybala non ha bisogno di presentazioni: è genio e classe, in grado di segnare o far segnare con la stessa facilità. Infine c’è Abraham, l’uomo dai 27 gol alla sua prima stagione italiana, che sembra essere cresciuto nella consapevolezza del proprio valore. Se tutti e quattro dimostreranno quello spirito di sacrificio messo in mostra contro il Tottenham, il Quadrato Magico sarà una costante.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini