Fategli fare il suo mestiere e non vi deluderà. Quello che Mourinho voleva sin dall’inizio sta diventando realtà. Prima del previsto. Perché la Roma in via di costruzione assomiglia sempre più a un “instant team” pronto per competere subito ai massimi livelli e rendere la vittoria della Conference League un punto di partenza. È oggettivo che la rosa di quest’anno sarà di un livello superiore a quella trovata al suo arrivo. Più qualità, più ricambi in ogni reparto, più esperienza.
Da Dybala a Matic, passando al prossimo acquisto Wijnaldum fino ai possibili innesti di Belotti e Bailly (o chi per lui), sta nascendo una Roma con due opzioni «vere» per ogni ruolo. A cominciare dall’attacco. Ad oggi, in un’ipotetica formazione titolare con Pellegrini e Dybala dietro Abraham, resterebbe fuori Zaniolo. E se dovesse arrivare, Belotti sarebbe il centravanti di riserva. Un bel salto in avanti che dimostra la voglia della Roma di crescere in fretta.
La fascia sinistra è l’altra zona di campo dove c’è l’imbarazzo della scelta, tra il talento sempre più evidente di Zalewski, il ritorno di un voglioso Spinazzola e Viña diventato solo una terza opzione. A destra, invece, l’affidabilità di Celik sembra nettamente superiore a quella di Maitland-Niles, per consentire a Karsdorp di rifiatare.
Anche il centrocampo, con l’imminente arrivo di Wijnaldum e la possibile conferma di Veretout avrebbe poco da invidiare a quello delle big del campionato.L’esperienza di un fedelissimo di Mou come Matic, la costanza di Cristante, l’esplosività del nuovo acquisto olandese e l’energia di Bove regalano al tecnico la possibilità di scegliere e mixare le caratteristiche diverse.
La batteria dei difensori centrali, con la conferma della linea a 3, è quella meno nutrita, con il solo Kumbulla alternativa di ruolo. Ecco perché Pinto continua a tenere d’occhio le occasioni di mercato. Alle spalle di Rui Patricio è arrivato il giovane Svilar che vuole mettersi in mostra. Insomma adesso, voltandosi verso la panchina, Mourinho si sente molto più confortato
FONTE: Il Tempo – A. Austini