La Juventus ha fatto una bella partita, in certi momenti persino bellissima, ma ha cavato dal buco lo stesso ragno di quando Vlahovic non tocca un pallone, vale a dire lo stesso pareggio stitico che la classifica la muove impercettibilmente e che nulla risolve, a partire dai dubbi.
C’è una morale in tutto questo? “Sempre la solita: il calcio l’ha inventato il diavolo», dice il fatalista Allegri. Per lui queste partite devono essere un inferno, con tutto questo spreco di gioco e di occasioni (“Vi siete divertiti?”: sì, abbastanza) finite dentro l’imbuto di un pareggio che Mourinho sa bene di essersi portato via quasi alla chetichella. “L’ho detto a Max: nel primo tempo abbiamo avuto un culo della madonna“.
“Alla squadra ho invece detto che avevo vergogna di essere il loro allenatore e che eravamo stati davvero fortunati a chiudere il primo tempo solo sull’1-0“. Poi il diavolo ci ha messo lo zampino (e Abraham la testa) e la partita è finita con un gol per uno, un punto per uno e un senso di incompiutezza generale che lo scontro diretto non ha minimamente affrontato.
La Juve ha giocato un primo tempo con i fiocchi. Ha sbloccato il risultato dopo 77 secondi con una spettacolare punizione di Vlahovic. La Juve non si è fidata fino in fondo di se stessa e s’è fatta segnare un gol (rischiando anche di incassare il secondo a 5’ dalla fine, quando Milik ha salvato sulla linea) su palla da fermo (corner di Pellegrini e strana catapulta di Dybala per la testa sottomisura di Abraham) nonostante il gioco abbia continuato a controllarlo, anche se con minore spavalderia.
La Juve non ha dilagato perché in area ha punto poco, perché Rui Patricio ha fermato per due volte Cuadrado, perché Vlahovic stavolta di palloni ne ha toccati (22) ma ha sempre parecchi problemi sia a liberarsi delle marcature sia a dialogare coi compagni.
Mourinho ha dato impulso al gioco con i cambi passando al 4-2-3-1 (ma tornando a 3-4-2-1 subito dopo l’1-1), però non è la tattica ad avere indirizzato la partita, c’è stato poco di tattico e molto di caratteriale o di “emozionale“, come dice Mou.
FONTE: La Repubblica – E. Gamba