Come aiutare la «sporca dozzina»? La Roma vince anche a Udine – 1-0 come a Marassi contro il Genoa – e dà un altro segnale di maturità nella corsa allo scudetto. Spreca tante occasioni e pure un rigore con Dzeko, evocando fantasmi del passato, ma adesso non paga più dazio. Le parate puntuali di Szczesny, il ruolo sempre più importante di Fazio, la fisicità di Manolas, l’aiuto di Strootman a tutte e due le fasi della manovra, la possibilità di buttare la palla lunga su Dzeko per saltare il pressing alto avversario quando serve: sono i tasselli di un puzzle che ha curato il mal di trasferta preso a Bergamo e allo Juventus Stadium. Qual è il problema, allora, visto che la Juve si è bloccata a Firenze? La squadra giallorossa, ieri, era davvero all’osso e Spalletti continua a ripetere di poter gestire l’emergenza, grazie al sacrificio e all’impegno del suo staff e dei suoi giocatori, ma anche che sta per arrivare un periodo in cui si giocherà ogni tre giorni e che servono i numeri giusti in rosa. Dieci partite in 40 giorni non si improvvisano. La Roma, ieri, ha chiuso la gara con una sola sostituzione: Totti per El Shaarawy. Uno splendido quarantenne, come direbbe Nanni Moretti, ma sempre un quarantenne. Il tecnico di Certaldo non ama buttare nella mischia ragazzini senza esperienza «perché rischiano di prendere sputi in faccia e perché io le partite le devo vincere. Se ne perdo due perché ho fatto esperimenti passo da secondo a sesto…».
L’aziendalista Spalletti è sempre attento nella scelta delle parole. Non pretende nulla, ma fa capire. Dice che questa squadra l’ha scelta lui e che gli va bene, però la lista della panchina di ieri era questa: Alisson e Lobont (portieri), Mario Rui (reduce da lungo infortunio e ancora a zero minuti), Vermaelen (a mezzo servizio), Gerson (desaparecido dopo Juve-Roma), Frattesi, Seck e Tumminello (Primavera) e, appunto, Totti. Certo, domenica rientreranno Ruediger e De Rossi, ma non ci sarà Juan Jesus (squalificato) e le condizioni di Perotti vanno monitorate giorno per giorno. Per lottare davvero per lo scudetto serve qualcosa, ma cosa può arrivare di pronto all’uso? Per Spalletti i nomi erano Rincon e Papu Gomez, non Musonda. La «sporca dozzina» è bastata per battere un’Udinese combattiva ma un po’ confusa, a partire da Delneri che, a un certo punto, ha buttato in campo tutti gli attaccanti di peso che aveva, facilitando una difesa molto fisica, come quella con Manolas, Fazio e Juan Jesus. I veri pericoli li ha creati solo De Paul, cioè il più agile dei bianconeri. Un campionato tranquillo aspetta i friulani, mentre il futuro della Roma è un thriller. La Juve è più vicina, la gente sogna, il mercato è fermo. Che cosa vuole fare Pallotta?
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