Tutto in un giorno. Tiago Pinto spiega il mercato appena chiuso dalla Roma, la Uefa annuncia gli accordi raggiunti con il club giallorosso e altre 7 società – le due milanesi, la Juventus oltre a Psg, Marsiglia, Monaco e Besiktas- per le violazioni al Fair Play Finanziario. Partiamo dalla fine. Dopo aver violato i paletti in vigore nel periodo 2018-2022, la Roma ha firmato un settlement agreement (l’equivalente del patteggiamento) di durata quadriennale per adeguarsi alle nuove norme appena introdotte nel sistema di controllo che ha sostituito il precedente Fair Play e ora si chiama «Club Licensing and Financial Sustainability». Adesso si guarda al rapporto costi della squadra\ricavi, con una percentuale che dovrà scendere gradualmente dal 90% al 70%.
Friedkin, in quanto membro del cda dell’Eca, ha avuto un ruolo attivo nello scrivere il nuovo regolamento insieme alla Uefa. Per sanare il pregresso, i giallorossi hanno trattato una multa complessiva da 35milioni, la seconda più alta dietro i 65 milioni del Psg, di cui 5 che verranno trattenuti dai premi spettanti al club per la partecipazione di quest’anno all’Europa League, mentre i restanti 30 sono «congelati». La Roma dovrà ora rispettare una serie di condizioni (rimaste segrete) fino al 2026, con verifica finale nel 2027 e monitoraggi ogni sei mesi.
Se non le soddisferà potrà incappare in altre sanzioni, la peggiore delle quali è l’esclusione per un anno dalle coppe. Inoltre potrà essere obbligata a pagare gli ulteriori 30 milioni di multa, iscrivere solo 23giocatori e non 25 nella sua lista per le coppe e non potrà inserire i nuovi acquisti se avrà un saldo di mercato in passivo. Quest’ultima limitazione è scattata subito per questa stagione e la prossima per Roma e Inter, che rispetto agli altri 6 club coinvolti hanno optato per un accordo di 4 anni e non triennale.
Ma è proprio grazie al mercato in attivo chiuso da Pinto che non ci sono limitazioni per l’attuale Europa League, anche se si è preferito tenere fuori dalla lista per i gironi l’infortunato Wijnaldum (verrà inserito a gennaio se la Roma andrà avanti), in modo da non far conteggiare alla Uefa il suo ricco ingaggio in questi mesi. «La Roma aveva un’eredità pesante – ha spiegato Pinto – abbiamo un percorso da fare per creare sostenibilità». Basti pensare ai soli 7 milioni spesi per il cartellino di Celik e al monte ingaggi della squadra (tecnici esclusi) che adesso si attesta a circa 105 milioni bonus inclusi.
«Abbiamo più venduto che comprato – sottolinea Pinto – dal mio arrivo abbiamo ridotto di oltre 20 milioni il monte ingaggi. Sono sicuro che quando andrò via, la Roma avrà una situazione economica più solida. I Friedkin hanno fatto capire di voler fare le cose giuste. Mourinho con la sua capacità di attrarre i giocatori è stato importante. E tutti quelli arrivati hanno rinunciato a dei soldi per venire qui. Abbiamo fatto 57 operazioni, ma avrei voluto vendere alcuni andati via in prestito. Su Bianda e Coric non mi arrendo: ci sono alcuni mercati ancora aperti».
Il bilancio è comunque positivo: «La squadra è più forte e ci aspettiamo di fare meglio dello scorso anno. Ma a settembre non ha senso parlare di scudetto». Mentre spiega del difensore mancante sbuca Mourinho dalla porta della sala stampa per un attimo e gli fa il verso in falsetto: «Dai fai un piccolo sforzo direttore!». Ma per il momento il centrale mancino non arriverà, mentre è probabile l’acquisto (anche lui a parametro zero) di Solbakken a gennaio: «Leggevo che aveva già firmato con un’altra squadra, ma se non è così ci proviamo».
Lo sta già facendo. Pinto preannuncia il rinnovo di Cristante («farò di tutto»),assicura che «Belotti giocherà qui tanti anni», racconta di essersi «chiuso in una stanza quattro giorni a Torino per prendere Dybala», ammette che «Frattesi è il mio giocatore preferito in Serie A dopo quelli della Roma ma non abbiamo trovato un accordo col Sassuolo» e manda il: «Gli ho detto che dobbiamo cominciare ad organizzare i nostri incontri per non alimentare troppe pagine di giornale. Nicolò non è mai stato vicino alla cessione». E la Roma se lo gode
FONTE: Il Tempo – A. Austini