“Non abbiamo fatto una partita fantastica, ma sufficiente per vincere o quanto meno per non perderla”. L’istantanea di fine partita di José Mourinho è senza dubbio calzante e dice molto, ma forse non tutto, di quello che è andato in scena all’Huvepharma Arena di Razgrad, dove la sua Roma ha trovato la seconda sconfitta consecutiva, dopo la batosta di Udine.
Di certo i due recenti ko, maturati a fronte di sei gol subiti e uno solo segnato, raccontano molto del momento complicato che sta attraversando la squadra dello Special One. “Prima del loro gol, siamo stati noi ad avere le occasioni migliori, dopo il loro vantaggio abbiamo avuto una grande reazione, ma poi abbiamo preso un altro gol. Nelle ultime partite sembra che tutto vada contro di noi. Meno male che non si tratta di una sfida ad eliminazione diretta, ma che ci sono altre sei partite ad attenderci. Ora abbiamo l’obbligo di fare tre punti con l’Helsinki“.
Che non tutto giri a meraviglia lo racconta anche il campo, non il disastroso terreno di gioco che la Roma ha trovato ad attenderla, infestato da un fungo che lo ha reso al limite del praticabile, ma le dinamiche che i giallorossi hanno mostrato nelle ultime uscite. Contro il Ludogorets il reparto offensivo giallorosso ha prodotto ben 18 tiri verso la porta e, oltre al gol di Shomurodov, sono arrivati due pali e altrettante occasioni nitide per andare a segno, ma sotto porta è mancata la giusta cattiveria. E dietro, novità assoluta per gli standard “mourinhani”, la difesa ha ballato, arrivando ad incassare un numero di gol preoccupante.
“Non mi piace parlare del reparto arretrato, ma della squadra. Non è solo il reparto difensivo. È tutta la squadra che difende, non solo tre o quattro giocatori. Il secondo gol è la conseguenza dell’emotività del momento, di una squadra che pareggia ma che non accetta il risultato e vuole continuare a giocare. Il secondo gol viene completamente fuori dal contesto ma trasforma la partita in una sconfitta“.
FONTE: La Repubblica – A. Di Carlo