Mady Camara si è approcciato all’universo Roma in punta di piedi, consapevole che si tratta dell’occasione più importante della sua vita professionale. L’infortunio alla tibia di Wijnaldum gli ha aperto le porte della Capitale mentre l’Olympiacos lo aveva messo praticamente ai margini.
È stato segnalato a Mourinho dall’ex allenatore portoghese della squadra greca Pedro Martins e da lì si è accesa la miccia. Un ragazzo genuino che si presenta ammettendo: “I grandi campioni con cui adesso gioco nella Roma, li usavo alla Playstation“.
Mady è riconoscente e grato dell’opportunità che si è presentata, il suo contratto prevede il riscatto non solo in base alle presenze, ma anche ai minuti giocati e per adesso è arrivato solo a 50. Ovviamente Mourinho non lo reputa un titolare ed è improbabile che cambi idea a stretto giro anche perché è complicato scalare la gerarchia quando davanti ci sono Matic, Cristante, Pellegrini, Bove e da febbraio in poi Wijnaldum.
Un’impresa che avrebbe demoralizzato chiunque, ma non il guineano che da adolescente giocava a piedi scalzi in Africa con una maglia giallorossa indosso, quella successiva allo scudetto del 2001. Di certo un buon biglietto da visita: “Sono arrivato qui con l’obiettivo di restare a lungo. Cercherò di lavorare per questo. Ho massima umiltà per aiutare il club a raggiungere i suoi obiettivi“.
Umiltà, concetto espresso non solo a parole ma anche a fatti perché sia nei 26 minuti giocati contro l’Helsinki sia nei 15 in casa del Ludogorets, ha dimostrato abnegazione, corsa e voglia di fare.
Qualcosa da rivedere in fase difensiva c’è, ma la cura Mourinho può fare miracoli: “È un orgoglio essere al servizio di uno dei migliori allenatori nella storia del calcio. È un’opportunità per imparare e crescere. Non mi pongo limiti. Diversi club si erano interessati a me, però, nel momento in cui è arrivata la Roma non ho avuto esitazione parlando anche con Mourinho“.
FONTE: Il Messaggero