Gps acceso in classifica e il cervello dentro Roma va in tilt. Domenica ingorgo al bivio: tifare per la vittoria della Lazio allo Stadium, col rischio di uno sprint giallorosso, o tirar dritti per la propria strada, con la fiducia di un controsorpasso biancoceleste del futuro? E’ già partito su radio e web il dibattito, tutto capitolino, fra semplici tifosi e comunicatori: «Io penso già alla gara col Chievo», tuona Guido De Angelis. E i proseliti: «Perché un laziale è innanzitutto anti-romanista».
Tanti però stavolta non vogliono affacciarsi sull’altra sponda del Tevere. Anche perché siamo solo alla 21esima giornata: «Inzaghi e i suoi devono andare a Torino e provare a vincere. I bianconeri hanno dimostrato d’essere battibili», puntualizza Bruno Giordano. Il problema, in un senso di marcia o in un altro, se lo pongono tutti. Perché l’antico tema della rivalità romana continua a suonare più forte delle ambizioni delle rispettive compagini di contrastare finalmente lo strapotere del Nord. Persino a Trigoria c’è addirittura chi spera nell’autogol: «Meglio che vinca la Juve, non posso sopportare di veder sorridere i laziali», bisbiglia qualcuno. Quando un derby lungo un anno vale più di uno scudetto, anche se non si cuce al petto. Quando è più grande la paura di volare oltre il Grande Raccordo Anulare.