Per quanto sia forte la tentazione di ammantare questa sfida di significati che poi con la Roma hanno poco a che fare (parlando almeno di Mourinho e di ciò che ha fatto da queste parti in passato), l’unica grande curiosità con cui il tifoso romanista si approccia alla gara (calcio d’inizio ore 18, ennesima esclusiva DAZN) riguarda la sfera tecnico-tattica e in particolare: sarà finalmente in grado la Roma di esprimersi al livello di quella che per il terzo campionato di seguito è comunque considerata la squadra globalmente e potenzialmente più forte del campionato? L’anno scorso, purtroppo, le tre sfide contro l’Inter hanno misurato l’esatta distanza che c’era tra la Roma e il vertice della serie A. Tre partite, tre sconfitte, due in campionato, una in Coppa Italia.
Addirittura straniante l’esperienza vissuta all’Olimpico con una gara che è virtualmente finita dopo 15 minuti di gioco senza che nessuno dei 51.185 presenti all’Olimpico si sentisse autorizzato a pensare per il resto del tempo che ci potesse essere un epilogo differente da quello che è stato poi il risultato finale, 0-3, a dimostrazione di una superiorità tecnica, tattica, agonistica e mentale davvero imbarazzanti. Alla Roma, certo, mancarono delle pedine fondamentali (soprattutto Abraham, Pellegrini e Karsdorp, con Ibañez costretto a giocare in un ruolo decisamente poco adatto, da esterno di destra), ma niente poté giustificare tanta differenza. Le due sfide a San Siro furono certamente più equilibrate ma poi, comunque, a un certo punto chiaramente indirizzate.
Oggi la Roma arriva alla gara con un diverso spirito agonistico, senza troppi complessi di inferiorità. A San Siro si affronteranno due delle tre squadre italiane che hanno aggiunto trofei alla loro bacheca alla fine della stagione, e di sicuro la Conference League ha cambiato qualcosa sotto il profilo dell’autostima dei giocatori della Roma. Quello di oggi sarà dunque un esame vero e forse definitivo (non certo per la classifica, ma per la collocazione delle ambizioni della Roma in questa stagione) in un pomeriggio in cui anche Inzaghi si gioca parte della sua residua credibilità, parzialmente compromessa dagli insufficienti risultati raggiunti sin qui. Sarà interessante verificare il comportamento della Roma dopo la confortante, anche se deludente nel risultato, esperienza vissuta con l’Atalanta.
I giocatori peraltro dovrebbero essere (quasi) tutti al loro posto tra campo in panchina, con l’eccezione di Darboe, Karsdorp e Wijnaldum, che starà fuori fino al 2023 alimentando fino ad allora i rimpianti per un centrocampo che era stato immaginato diverso da quello che poi invece Mourinho è stato costretto a presentare. Ma gli altri ci sono tutti, compresi Zaniolo e Dybala che rappresentano le vere, grandi, lussuose diversità che spiccano tra le potenzialità di questa squadra. Bisognerà vedere se poi Mourinho li schiererà tutti insieme dall’inizio, ma di questo parliamo a parte.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco
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