Ci sono affinità elettive e divergenze strutturali. Nel caso di José Mourinho e Manuel Pellegrini, rientriamo in pieno nel secondo caso: due allenatori diversi nello stile, nell’idea di gioco, nella comunicazione. La storia comincia in Spagna, si sviluppa in Inghilterra e giovedì sera vivrà una nuova puntata sul palcoscenico europeo. Bilancio degli scontri diretti: 8 successi Mou, 3 pareggi, 4 vittorie per l’attuale coach del Betis Siviglia.
Il punto di partenza è il 2010, il 28 maggio se vogliamo fissare il paletto di una data. Mourinho sei giorni prima ha vinto la Champions alla guida dell’Inter, completando uno storico Triplete. Il Real, sotto la guida di Manuel Pellegrini, approdato a Madrid nell’estate 2009 e primo tecnico del secondo corso di Florentino Perez, ha chiuso la stagione il 16 maggio, con il secondo posto nella Liga, quota siderale di 96 punti: campione il Barcellona, 99.
I Blancos sono usciti agli ottavi di Champions e in Copa del Rey sono stati umiliati dall’Alarcon. Come direbbe qualcuno, zero tituli. Florentino Perez ha deciso di cambiare manico in primavera, puntando sul nome che sta per completare un trittico fantastico in Italia ed è la miglior risposta possibile all’ascesa dirompente di Pep Guardiola.
L’uomo è José Mourinho. L’ingegnere Manuel Pellegrini, figlio di una facoltosa famiglia cilena, sostenitrice negli anni Settanta del generale golpista Augusto Pinochet, deve farsi da parte. Non gli va male: approda al Malaga, dal 2010 nel portafoglio dello sceicco qatariota Al Thani.
Nel triennio 2010-2013, Mourinho e Pellegrini s’incrociano nella Liga. Nel 2011 parte la sarabanda. Mourinho dice: “Non farò mai come Pellegrini, non andrò mai ad allenare una squadra come il Malaga”. Le autorità andaluse la prendono malissimo: definiscono il portoghese “arrogante, maleducato e irrispettoso”.
Pellegrini e Mourinho entrano in rotta di collisione quando il cileno spiega che non gli piacciono gli allenatori ossessionati dal risultato “perché amo il bel calcio e divertire”. Poi fa notare le spese sostenute dal Chelsea e la replica di Mou è tagliente: “Pellegrini è un grande allenatore e un ingegnere. Penso sia in grado di fare due conti e verificare che noi abbiamo chiuso il mercato in attivo”. Ma non finisce qui. Mourinho, storpiando perfidamente il cognome, ribattezza Pellegrini “Pellegrino“.
Nel 2014-2015 Mourinho si prende la rivincita: i Blues vincono Premier e Coppa di Lega. In campionato, il doppio scontro finisce in parità. Pellegrini riesce a superare il rivale in Premier all’inizio della terza stagione, quando il rapporto Mourinho-Chelsea sta franando: 3-0. È il 16 agosto: quattro mesi dopo il portoghese saluterà il Chelsea.
Mourinho governa il Manchester United, ma la rivalità è sfumata. Pellegrini entra in rotta con Jurgen Klopp: un pareggio dei Reds a Londra costerà il titolo al Liverpool. Giovedì nuovo faccia a faccia tra gli antichi nemici. I capelli sono imbiancati: Mourinho viaggia verso i 60 anni, Pellegrini verso i 70. L’età porta saggezza, dicono. Sarà così anche in questa storia?
FONTE: Il Messaggero
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