“Con questa Roma Spalletti sarebbe primo in classifica!“. “Però con Spalletti a Tirana non ci saresti mai arrivato. Mi tengo Mourinho“. Botte e risposte, un dibattito social più vivo che mai: Roma-Napoli è iniziata già da molto tempo. Nel virtuale campo di gioco né Kvaratskhelia o Abraham, né Zielinski o Pellegrini: da una parte la “vedovanza calcistica” del tecnico di Certaldo e dall’altra la resistenza fideistica dello Special One.
I tifosi giallorossi si sono subito divisi: l’inizio di stagione roboante del Napoli dell’ex Spalletti ha riacceso il confronto. Su cosa? “La Roma di Mourinho gioca troppo male, Spalletti avrebbe dominato il campionato!”. La tesi è questa, il confronto, come potrete immaginare, a volte diventa anche incandescente. Il calcio champagne degli azzurri fa gola a chi proprio non riesce a farsi andare giù l’idea pratica e cinica del calcio del portoghese. Dall’altra il palmares del tecnico di Setubal basta e avanza per far cessare ogni tipo di confronto.
Di certo i due allenatori non potrebbero rappresentare due poli più opposti. Spalletti pratica un calcio verticale, fatto di possesso e con una manovra avvolgente. Mourinho invece ha sempre praticato un’idea di calcio più pragmatico, il pallone lo lascia volentieri all’avversario, pronto per far valere fisicità e tecnica nelle ripartenze.
Nemmeno il successo in Conference League ha scalfito la convinzione di molti, che vorrebbero vivere uno “Spalletti tris”, dopo le 299 panchine già collezionate dal toscano nelle due precedenti avventure giallorosse. Principale motivo per il quale invece in molti non vorrebbero più vederlo nella Capitale è la dolorosa gestione del finale di carriera di Francesco Totti. Ma per un verso o per un altro, a distanza di anni, il fantasma di Spalletti aleggia ancora su Trigoria con quel “Non escludo il ritorno” ad alimentarlo.
FONTE: La Repubblica – A. Di Carlo