Tiago Pinto va da una parte, José Mourinho vorrebbe andare dall’altra. Ma, almeno per ora, si adegua. Pinto rilascia interviste nelle quali parla nuovamente di crescita progressiva e costante, di progetto, di scadenza medio-lunga: è giovane e alla prima esperienza ad alto livello, ci sta. E Mou, chiamato dagli americani a riportare in tre anni la Roma ai livelli che le competono, vede aumentare gli ostacoli e allungarsi i tempi: l’accordo stretto con la Uefa per permettere al club di proseguire l’attività è da tutti considerato il più condizionante e punitivo tra quelli (individuali) perfezionati nei mesi scorsi.
L’operatività sul mercato è quasi azzerata, restano puntualmente insoddisfatte le richieste dell’allenatore che fin dal primo giorno aveva individuato – e chiarito internamente – le carenze tecniche e di esperienza del gruppo. Per amore o per forza, Mou ha fatto più di un passo indietro: reinventa se stesso e la Roma, cercando di restare il più fedele possibile all’obiettivo massimo. Quando, scherzando ma non troppo, si autodefinisce “allenatore di bambini”, sottolinea il lavoro fatto tanto al presente quanto al futuro su Zalewski, Darboe (prima dell’infortunio), Felix, che ha fruttato 10 milioni, Bove, Volpato e sui prossimi titolari Tahirovic e Jordan Aleksander Majchrzak, il diciottenne attaccante polacco arrivato a settembre dal Legia Varsavia
Nelle prime quindici gare della stagione, affrontate senza Wijnaldum la Roma ha raccolto 27 punti, tre meno di Inter e Lazio e 4 meno della Juve. Non ha giocato un gran calcio. Ha inoltre sofferto l’incomprensibile crisi di Abraham, l’involuzione di Belotti e in un paio di occasioni è stata punita da un solo tiro in porta degli avversari. In condizioni normali, la Roma che – lo ricordo – non presentava titolari all’ultimo Mondiale, sarebbe intervenuta sul mercato acquistando il difensore centrale che Mou chiede da giugno 2021 (su Aguerd, la sua priorità, non si sbagliava) e un centrocampista rapido.
Ma la normalità non fa più parte di questa squadra, al punto che un professionista che ha vinto tutto e vuole vincere ancora, mostra una sensibilità e un aziendalismo fuori dal comune e lontano dal personaggio. Lo Special sta dando una mano alla Roma anche sul piano dell’esposizione mediatica, limitando battute che potrebbero essere interpretate come attacchi alla società. Mourinho non ha mai pensato di lasciare la Roma prima di giugno. Ma non ha intenzione di prendere in giro i tifosi che fin dal primo minuto l’hanno seguito in tutto. Vincola la permanenza nel terzo anno di contratto alle garanzie che gli saranno fornite.
FONTE: Il Corriere dello Sport – I. Zazzaroni
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