Nella serata più difficile, quella contro i campioni d’Italia, la Roma dimostra – soprattutto a se stessa – che alla fine il calcio è materia molto più semplice di quello che si vuol far credere. Ci sono voluti quasi 80 minuti di attesa, un gol preso per caso per la solita dormita di Ibanez che si è perso Kalulu in mischia e un altro nato da una palla persa di Celik e confezionato da Leao per Pobega per reagire e far impazzire di gioia i 5mila tifosi giallorossi presenti a San Siro.
Sì, perché poi all’improvviso, quando tutto sembrava perduto, è uscita fuori la Roma. Non la Roma dei 4 tenori, ma una squadra più quadrata, con un centrocampista in più (Matic), con ogni giocatore nel suo ruolo. Perché se schieri Dybala, Pellegrini, Abraham e Zaniolo insieme dal via e poi giochi sempre lo stesso calcio attendista, pauroso, compassato, aspettando l’errore dell’avversario per ripartire in contropiede, c’è qualcosa che non va. Allora tanto vale giocare da subito con un centrocampista in più.
Spesso ci si accapiglia per trovare il problema di questa rosa. Probabilmente le manca qualità nel ruolo nevralgico di centrocampo. Ma andando alla ricerca della qualità si è persa un po’ di mira la caratteristica che ha sempre contraddistinto le squadre di Mourinho: la personalità. Ieri la Roma l’ha tirata fuori all’ultimo. Il gol di Ibanez l’ha svegliata dal torpore, quello di Abraham l’ha proiettata in una dimensione diversa. Non tanto per i tre punti che ora la separano dal quarto posto ma per la consapevolezze che questa rete deve dare.
Prima dell’incredibile finale, la Roma ha invece atteso senza produrre nulla. Nel primo tempo Dybala e compagni hanno toccato il pallone appena 126 volte contro le 298 dei rossoneri ma quello che più sorprende, in una partita difensiva, hanno effettuato appena 5 tackle contro i 14 del Milan. Questi 4 hanno nelle loro corde probabilmente un calcio diverso che rincorrere esclusivamente l’avversario. Mourinho, squalificato e nel solito Van a vedere la partita come ottobre, se ne è accorto. Ha cambiato in corsa inserendo un centrocampista in più e ha ripreso una partita persa.
Ora non bisogna fare però l’errore di pensare che tutto sia risolto. Perché José è il primo a sapere che la Roma se vuole ambire alla Champions non può essere quella vista per quasi tutta la partita. I 10 minuti finali devono essere una ripartenza. Questa è una squadra che deve crederci. Smalling ieri ha disputato un’altra partita sontuosa annullando Giroud, fresco di finale di coppa del mondo in Qatar. La Champions è difficile ma è possibile. La rimonta col Milan ne è la dimostrazione.
FONTE: Il Messaggero
Ritardo Nervosa Affonda Roma Vina Espulso Mourinho Attende Piano Friedkin