Si legge 2026 e 2027, le scadenze del triumvirato di capitani – Pellegrini, Mancini e Cristante – e ci si chiede se non sia lì il vero problema della Roma. Che ha voluto legare a doppio filo il proprio futuro a un dominante spogliatoio tricolore formato anche da El Shaarawy, Belotti, Spinazzola e Zaniolo. Cinque undicesimi della formazione titolare che è stata clamorosamente eliminata dalla Coppa Italia. Milioni di euro di ingaggi e di contratti vitalizi che non sono bastati a battere la Cremonese B.
Poprio l’allenatore e i calciatori, dopo la sconfitta di Napoli, avevano dato appuntamento alla Coppa Italia. Con pugni e musi duri. Risultato? Sconfitta e fischi. Oltre agli assurdi alibi rugbistici di Mourinho. Di scuse, anche ieri sera, nemmeno l’ombra. E allora avanti così, con la “ testa all’Empoli” e l’isteria di chi lontano dagli occhi dell’arbitro picchia gli avversari e arringa furbescamente una folla stanca di subire sconfitte. O chi stringe i denti da troppi mesi pur non avendo una condizione atletica degna di essere chiamata tale.
Mourinho mercoledì ha sbagliato tutto, scelte e approccio alla gara. Ma in campo vanno sempre i calciatori, e mercoledì ce n’erano tanti dello zoccolo duro. Quelli che da anni si sono presi i gradi di trascinatori e leader, incapaci però di fare quello in cui erano riusciti tutti quest’anno: non perdere contro la Cremonese. Con buona pace dei colpevoli facili, come i “bambini” lanciati con un’inquietante insistenza da Mou. O i perenni apprendisti, come Camara (per il quale non c’è obbligo di riscatto legato alle presenze), Solbakken e si spera non Llorente. Ma il fil rouge – o meglio, azur – rimane lo stesso, da troppi anni. A suon di milioni, di rinnovi e ammutinamenti che però non spostano di una virgola dinamiche, amicizie ed equilibri interni.
FONTE: La Repubblica – M. Juric