Il primo anno, soprattutto per un attaccante, solitamente è quello dell’ambientamento, con l’esplosione che arriva alla stagione successiva in un nuovo campionato. Ma Re Abraham, da quando è a Roma sembra successo esattamente il contrario. L’amore subito scoppiato con il pubblico, le corse a perdifiato dietro agli avversari, i gol (dopo i tanti legni colpiti) che dall’autunno scorso in poi sono cominciati ad arrivare, in un Quello scontro con Zubeldia della Real gli rimarrà nella mente per parecchio tempo. La paura è stata tanta, fino a quando tac e risonanza non hanno dato responso negativo. È rimasta la doppia ferita, una interna, suturata con quattro punti, e una esterna, con ventisei.
Lorenzo Pellegrini avrebbe voluto vivere questa settimana in condizioni decisamente migliori, invece dovrà sperimentare un qualcosa di insolito, il caschetto, che lo proteggerà da eventuali colpi e che farà da barriera alla cicatrice, con i punti ancora presenti. Chissà quando, quel casco, dovrà, o vorrà indossarlo: molto dipenderà dalle sue sicurezze, da come si sentirà.
Il capitano ha bisogno di un guizzo, come lo scorso anno, quando ha firmato la stagione da vero trascinatore. Questa stagione sta andando via tra alti e bassi, con un rendimento meno costante rispetto allo scorso anno, senza particolari noie muscolari, che invece lo hanno fermato spesso nella precedente annata. Lorenzo è passato dai sette gol (fino a marzo) dello scorso campionato, ai due di questo, meglio invece per quanto riguarda gli assist, quattro contro i cinque di questa stagione.
Al di là dell’aspetto fisico, ha faticato ad entrare in condizione, forse è una questione di ruolo (o i compiti): vicino a lui non c’è più un calciatore alla Zaniolo, i cui movimenti erano sempre verticali (e spesso sui suoi palloni), al fianco ha uno come Dybala che si muove come lui e questo forse gli impedisce di essere al centro delle cose come in passato.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni
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