Persino il famoso “algoritmo” che tutto prevede e tutto sa avrebbe detto: “ma sì, uno così prendiamolo subito”. Regista, mezzala, capace di giocare dietro le punte e pure di sacrificarsi in quelle mansioni difensive che sulla carta non gli competerebbero.
A Houssem Aouar piace dribblare, inserirsi in area e offrire assist ai compagni: in 229 presenze al Lione 36 passaggi chiave per i compagni. Insomma, è uno di quei calciatori che fanno le fortune degli allenatori perché grazie alla loro duttilità tolgono le castagne dal fuoco: lo metti dove serve nei tempi di crisi, utilizzandolo dove si esprime al meglio quando c’è l’abbondanza.
Ecco, ma dove esattamente? In questa Roma mourinhiana, con la difesa a 3, la sua posizione ideale sarebbe nel cuore della mediana. Magari insieme a Matic o a Cristante, due di quelli che fanno dell’organizzazione tattica una virtù, immaginando così Dybala e Pellegrini in posizione più avanzata alle spalle di un centravanti. Ruolo che potrebbe avere lo stesso Aouar nel caso in cui lo Special One volesse avere più sostanza in mediana, non rinunciando alla coppia di ferro Bryan-Nemanja lì in mezzo.
Ma il ragazzo sa fare (e bene) anche l’interno di centrocampo: in un reparto a tre si trova piuttosto bene e Blanc, spesso, l’ha utilizzato proprio così nelle poche circostanze in cui gli ha dato fiducia.
La fotografia del miglior Aouar è nella cavalcata in Champions del 2019-20 con Rudi Garcia in panchina. Con l’ex tecnico della Roma il centrocampista sembrava davvero aver trovato il paradiso in terra, esprimendosi a livelli altissimi e diventando decisivo in tutte le gare del torneo fino alla semifinale persa contro il Bayern. Rudi lo descriveva come un nuovo Pjanic” tanto era rapito dal suo talento.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota