Non credeteci. Non si tratta del rigore sbagliato a Rotterdam contro il Feyenoord o nelle lecite imperfezioni che avvengono in tutte le partite di calcio dcl mondo. Nel giudizio su Lorenzo Pellegrini c’è qualcosa di diverso. È come se ci fosse una piccola interruzione nel percorso che conduce dalla mente al cuore, in quell’invisibile barriera fatta da chissà che cosa, si annida il complicato rapporto fra il capitano della Roma e le sua tifoseria che adesso – dopo la Conference League alzata al cielo di Tirana – è tornato a essere rugginoso.
Proprio per questo la sfida di stasera contro l’Udinese, dopo l’ondata social seguita alla partita di Europa League si presenta delicata in chiave Champions. Se la Roma vincerà andrà a +5 sull’Inter quarta in classifica. Inutile nasconderlo: il rendimento di Pellegrini in questa stagione è nettamente inferiore a quello dello scorso anno, soprattutto per quello che riguarda i numeri offensivi. Sono quelli che colpiscono l’immaginazione, quelli che orientano il giudizio della maggioranza dei tifosi, insieme a un altro dato, che non avrebbe nulla a che fare coi rendimento in campo, ma che pure alla fine più o meno inconsciamente – finisce per pesare sui giudizi, ovvero lo stipendio.
Nell’autunno della scorsa stagione Lorenzo era un giocatore (romano e romanista) che si avviava verso la scadenza del contratto. A ottobre saggiamente la società ha deciso di blindarlo fino al 2026, concedendogli un ingaggio complessivo di circa 6.5 milioni (bonus compresi). Ecco, è come se da quei momento il suo stipendio top nella squadra lo costringesse a essere sempre il migliore in campo tra i suoi. Per un giocatore purtroppo spesso costretto a infortuni – e quindi ai relativi “stop and go” – la condizione è sempre da costruire e quindi la perfezione non può essere in linea con emolumenti.
Da vero capitano Lorenzo non si è mai nascosto. “Sicuramente è stata anche colpa mia – ha detto poco tempo fa – Non mi piace nascondermi dietro l’alibiti di non essermi allenato o di non essere al cento per cento. Non sono soddisfatto del mio “score”, so che posso fare di più. Capisco di rivestire un ruolo importante e le critiche non hanno mai rappresentato un problema. Sono il primo a riconoscere che mi sarebbe piaciuto avere numeri diversi, ma ho sempre dato il massimo, mettendo la squadra e i compagni davanti a tutto. Sono orgoglioso di essere il capitano“.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini