Leonardo Spinazzola ha rilasciato unì’intervista dove ha parlato della sua carriera e del suo grave infortunio:
“E’ una bella cifra…mentalmente mi sento giovanissimo (ride, ndr)”.
Di solito si fa un bilancio… “Stiamo bene, moglie stupenda, abbiamo figli stupendi, genitori e sorelle stanno bene”
A livello calcistico invece? “Bilancio ottimo”
Hai mai pensato di non farcela dopo l’infortunio? “No, ci sono stati parecchi mesi ma di non farcela nel senso di tornare a giocare ma non come avrei voluto, quella era la paura. Il mio dono e il mio difetto è avere poca pazienza, voglio risultati immediati e quindi…”.
Hai fatto la gavetta per arrivare fin qui però, cambiando diverse squadre… “Sì perché sono duro, sono uno tosto…do molte testate, poi c’è un momento in cui cado e quello mi dà la scintilla per rialzarmi”.
Qual è stata la scintilla? Da piccolo segnavi molto… “Da quando ho cambiato ruolo, da esterno alto, a terzino, lì ho capito che sarei potuto arrivare. E’ vero che segnavo, perché ero il più bravo, ma nella mia testa avevo sempre gli assist”.
Un percorso simile a Zambrotta, è il tuo esempio… “Sì ma non solo, penso anche a Marcelo, che è un 10 che gioca esterno. O Dani Alves, non sono terzini ma registi messi lì, fanno tutto. Per la visione che hanno…sono fuoriclasse, tutti diversi”.
Utilizzi entrambi i piedi… “Il sinistro è migliorato molto da quando ho ripreso a giocare, avevo Mandzukic e Ronaldo e dovevo mettergli la palla precisa per fare gol”.
L’equilibrio tra le due fasi? “Sotto l’aspetto fisico, andarmi via uno contro uno è difficile perché ti recupero. Poi su diagonali e colpi di testa posso sempre migliorare”.
La partita che rigiocheresti? “La mia prima in Champions, Juventus-Atletico, quella è stata la partita perfetta”.
Com’è stato cambiare da Torino a Roma? “Totalmente diverso, perché a Torino non ti fermano molti, Chiellini andava in monopattino in giro…è più piccolina, a misura d’uomo. Roma è più caotica, mi ricordo che non sapevo gli orari del traffico e rimanevo imbottigliato. Impazzivo, per fare 10 chilometri ci voleva un’ora e mezza”.
Quanto ti danno i tifosi e lo stadio pieno? “Tanto, già quando entri e vedi tutto per te, ti dà tanto”.
I festeggiamenti per la Conference League… “Lo sapevo, ci sono video passati e so che qua sono matti completamente. Me l’aspettavo quel giorno”.
Ti ha più impressionato il trionfo in Conference o quello agli Europei? “Per i festeggiamenti sicuramente la Conference League, non abbiamo neanche finito il giro. L’Europeo è qualcosa di importantissimo che ricorderai per tutta la vita”.
Perché è così “special” José Mourinho? “Sotto l’aspetto caratteriale ti dà qualcosa in più. Nella gestione dello spogliatoio, durante gli allenamenti si sente poco poi quando c’è da farsi sentire si fa sentire, con tutti”.
E’ unico o ti ha ricordato qualcuno? “No, è unico. Sotto l’aspetto della gestione Allegri è molto simile però molto differenti”.
Il tuo legame con Gianluca Mancini? “E’ da tanto, 4 anni qui a Roma, poi Perugia, Atalanta. Tanti anni insieme…con lui da sempre siamo stati attaccati, è un’amicizia che ci porteremo anche quando smetteremo di giocare a calcio”,
Col pallone è stato colpo di fulmine? “Sì dalla mattina alla sera giocavo. Ho capito subito che volevo fare quello, anche quando stavo da solo palleggiavo, facevo battimuro, è sempre stato così”.
So che sei appassionato di videogiochi… “Con mia madre giocavo a macchinine e cose simili. Poi giocavo molto al calcio, ultimamente più giochi di guerra, col calcio non ce la facevo più…”
Che squadre prendevi? “Real Madrid, Barcellona, City…”
Giornata tipo a Roma? “Molto tranquilla, la mattina allenamento, torno, mi riposo con mia moglie un’oretta, vado a prendere mio figlio, cena e poi a dormire”,
Un posto nel cuore a Roma? “A passeggiare, se vado, vado in centro. Una cena con mia moglie in relax, coi figli a casa. Preferisco stare a casa altrimenti o fare una passeggiata coi miei figli”.
Tatuaggi in previsione? “No, basta”.
Come sei cresciuto? “La mia sorella maggiore aveva 14 anni, era nel momento dell’adolescenza ed era quella più distante da me. La seconda, invece, è stata sempre quella che stava vicino alla culla o al passeggino insieme a mia mamma”.
Come va col romanesco? Quante volte dici ‘daje’? “No quello non tanto, più ‘annamo’…”
“I tifosi ci danno una carica in più. Quando entriamo in campo e vediamo tutto lo stadio pieno ci dà tanto” 👊
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Il protagonista è Leonardo Spinazzola 👀
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FONTE: Q&A Starcasinò Sport
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