Nell’immediato post di una serata come quella di Budapest, si è tentati di buttare, idealmente, tutto all’aria. La realtà però, a freddo, è che la finale di Europa League restituisce alla Roma un punto di partenza, non di arrivo. Un gruppo unito, coeso, che è saputo andare oltre i propri limiti, arrendendosi soltanto al destino, beffardo, di una lotteria. Di spunti per costruire, invece che distruggere, la serata della Puskas Arena – e più in generale tutta la stagione – ne ha consegnati tanti. In estate qualcuno saluterà, tra esigenze di cassa e singoli che non hanno convinto, ma una base attorno alla quale costruire una Roma ancora più forte c’è. A partire dal capitano di questa squadra: Lorenzo Pellegrini.
Primo giocatore della storia della Roma a disputare due finali europee con la fascia al braccio, Pellegrini è anche l’unico superstite della semifinale di Champions del 2018. Anche dalla sua maturazione è passata la crescita della squadra. Spesso al centro di dibattiti – come tutto in città -, non è mai stato messo in discussione da i tecnici che lo hanno allenato, Mou compreso. Sarà lui il cardine attorno al quale modellare il resto della rosa per la prossima stagione, che per il classe 1996 rappresenterà la settima annata in maglia giallorossa, dopo la sua esperienza al Sassuolo. (…)
Si cercherà soprattutto questo: gente disposta a dare tutto per la causa comune. Aggiungendo, ovviamente, la classe necessaria per fare il salto di livello. La classe di Dybala, la cui permanenza non dovrebbe essere in dubbio. Anche contro il Siviglia si è reso manifesto quanto l’argentino sia in grado di accendere la luce e la Roma al momento non ne può fare a meno.
Ci sarà bisogno poi – sembrerà banale, ma è così – di proseguire con il giusto equilibrio tra esperienza e freschezza. Veterani come Smalling e Matic, freschi di rinnovo, sanno ancora spostare gli equilibri alla loro età, ma andranno sostenuti dai bambini di José, che ormai tanto bambini non sono. Zalewski e Bove su tutti, due che, nonostante la giovane età, stanno collezionando sempre più presenze ad alti livelli.
Senso di appartenenza, dedizione alla causa, qualità al servizio della squadra, esperienza e freschezza: questi gli ingredienti nel carrello di Mourinho, per la sua terza stagione alla Roma. La notte di Budapest non può e non deve cancellare quanto di buono fatto per arrivare fin lì. (…)
FONTE: Il Romanista – S. Valdarchi