Le parole di José Mourinho, nel dopo Siviglia-Roma, sono state chiarissime. Primo: pretende in tempi brevissimi (“Da lunedì sono in vacanza“) un colloquio con i Friedkin per pianificare il futuro, tanto più con il contratto in scadenza a giugno 2024. Secondo: vuole più poteri sulla gestione anche del calciomercato e meno esposizione come unico difensore del club. Terzo, last but not least: una campagna acquisti che consenta alla squadra di lottare per lo scudetto.
Per semplificare, ci sono tre liste e, purtroppo per le casse dei Friedkin, quella di chi Mou vuole tenere a tutti i costi è assai più smilza di quella degli esuberi. I suoi fedelissimi sono: Rui Patricio, Mancini, Smalling, Cristante, Matic, Pellegrini e Dybala (che però ha una clausola rescissoria). Karsdorp e El Shaarawy possono essere buone alternative in panchina. La lista dei dubbi comprende un nome pesante: Abraham. Ha mercato in Premier League e potrebbe essere sacrificato, così come Ibanez, che al di là di errori spesso marchiani ha fisico, margini di crescita ed è adatto a un calcio come quello inglese che si basa sull’esplosività.
La Roma, per rientrare nell’accordo con l’Uefa sul Financial Fair Play, deve fare 40 milioni di plusvalenze entro il 30 giugno. C’è poi il discorso dei giovani: Bove, Zalewski e Tahirovic sono stati fatti crescere anche sotto il profilo del valore commerciale. Un po’ meno Volpato. Possono essere ceduti per fare plusvalenze secche, magari con formule simili a quella di Pellegrini prima e di Frattesi poi al Sassuolo, cioè con una clausola di recompra oppure con una percentuale sulla futura rivendita. Visto il pessimo recupero dalla frattura della tibia ad agosto, Wijnaldum non sarà riscattato. I rapporti tra Roma e Paris Saint-Germain sono ottimi, potrebbe restare con un nuovo prestito ma il suo ingaggio, paragonato al rendimento, non è certo un affare per la Roma.
FONTE: Il Corriere della Sera – L. Valdiserri