La cerimonia degli arrivi alla Roma è una roba seria. Tocca ancora a Ciampino trasformarsi per una giornata in una sezione di Cinecittà. Due anni dopo Mourinho, l’agosto è meno afoso, appena piovoso e molto ventoso. Due anni fa era ancora pandemia, oggi è solo pandemonio. Il resto è copione già visto. Per quanto preparato, si capisce che Romelu non crede ai suoi occhi, fa fatica a decifrare il delirio. Si esalterà o si spaventerà. Forse entrambe le cose. Di sicuro, da ieri è prigioniero di questo abbraccio. Ne sono passati tanti negli anni. Variamente ribattezzati re, divini o imperatori. Ventitré anni dopo Gabriel Omar Batistuta, per dire il più accostabile a Romelu, nel ruolo e nel carisma.
Romelu ha tutto per saziare gli appetiti mitologici della tifoseria giallorossa. Dalla storia che lo precede e tutte le scene cult di campo seminate negli anni. Mitologica e solidale invece la coppia che formerà a Roma con Paulo Dybala, coccolati dallo smisurato amore di José Mourinho. Il Maghetto che estrae conigli dal suo cilindro e lo Spaccamontagne che i palloni se li mangia e gli avversari gli rimbalzano addosso. Più che una coppia, un magnifico ossimoro. Belli da far spavento. Passata la sbornia, tocca ora a Josè Mourinho costruire una squadra credibile. Il mosaico è completo o quasi. Complicato da mettere insieme, ma tanta stoffa di qualità.
Manca un portiere meno tremebondo e forse un esterno. Il resto è prima classe. Due davanti come Dybala e Lukaku ce l’hanno, forse, l’Inter e il Napoli. Sottolineo forse. Difficile per lo sciamano di Setubal a questo punto insistere sui limiti dell’organico. Discutibile farlo in assoluto, improponibile da ieri. L’arrivo di uno come Big Rom avrà, si auspica, anche i suoi effetti indiretti: servirà a colmare il deficit di personalità dopo l’addio di Matic e ridarà convinzione a ex compagni e amici come Smalling. L’obiettivo è talmente esplicito che non serve nemmeno dichiararlo: dalla qualificazione Champions in su.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – G. Dotto
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