“La finale di Budapest non l’abbiamo persa”. Mette subito le cose in chiaro José Mourinho alla vigilia dell’esordio della sua Roma in Europa League contro lo Sheriff Tiraspol. Praticamente un grido di battaglia alla “io non dimentico”.
Per caricare tutto l’ambiente nella stagione della rivincita e con l’unico obiettivo di ripartire con la terza cavalcata europea consecutiva. “È una stagione diversa e una competizione diversa, ma continuerò a raccontare in questo modo la finale, fino alla fine della mia carriera”. Lo spirito è di quelli giusti. Battagliero e consapevole che la Roma dovrà essere protagonista anche quest’anno nel palcoscenico europeo: “Partiamo da zero, oggi l’obiettivo è quello di qualificarci per la prossima fase. Ma sarebbe importante quest’anno riuscire a vincere il girone”.
Per questo il turnover sarà ponderato e limitato ad alcuni interpreti. Partendo dalla stessa difesa vista contro l’Empoli: “In porta c’è Svilar, poi giocherà Karsdorp perché Kristensen non può giocare. Dietro ci saranno Mancini, Llorente e Ndicka”. Sul resto fa pretattica, compresa la coppia Dybala–Lukaku: “Non dirò chi gioca in attacco. Filosoficamente preferisco giocare con due attaccanti dove uno è di creatività”. Spazio quindi a El Shaarawy largo a sinistra con davanti Lukaku insieme a Belotti. Panchina per la Joya, pronto a subentrare in caso di necessità.
Niente panchina per lo Special One, che dopo i fatti di Budapest dovrà scontare quattro giornate di squalifica: “È un problema perché non sarò vicino alla squadra e non potrò comunicare con loro. La seguirò dove mi metterà lo Sheriff”. Ma senza Mou ad inizio campionato la Roma non ha mai vinto: “Mi fido dei giocatori e dello staff. Non posso parlare con la squadra ma posso esultare ai gol”.
FONTE: La Repubblica – M. Juric
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