È stato sempre uno al quale fare le valigie e partire non ha mai spaventato più di tanto. Forse era scritto nel suo dna. Nato in Libia, dove il padre lavorava come meccanico, Roberto Bordin, oggi allenatore dello Sheriff Tiraspol, ha trascorso la vita rincorrendo un pallone che è rotolato su e giù per l’Italia: Sanremo, Taranto, Parma, Cesena, Bergamo, Napoli, Piacenza, Trieste, la Spezia e Vicenza. Poi, stavolta chiusa la carriera da calciatore (666 gare tra A e C con 34 reti) ha continuato a girovagare anche da allenatore.
Bordin, ma come è finito qui? “Sei anni fa ebbi un colloquio con un mio ex direttore sportivo che mi propose di fare un’esperienza in Moldavia. All’epoca ero rimasto a piedi, non avevo una squadra e sono arrivato a Tiraspol. Alla fine è stata un’ottima scelta. Lo Sheriff è un club con le idee chiare, che negli anni è cresciuto molto anche a livello europeo, raggiungendo la Champions e battendo addirittura il Real Madrid . All’epoca io allenavo la Nazionale ma fu comunque una grande soddisfazione”.
La Transnistria è ad una decina di chilometri dall’Ucraina. Eco della guerra? “Nessuno, qui è tutto tranquillo. A Tiraspol si vive bene. Ho preso un appartamento vicino al nostro centro sportivo. Adesso sono da solo ma fino a poco tempo fa c’era anche mia moglie con la più piccola delle bambine. È chiaro che devi abituarti a realtà diverse. Tipo il fatto che non esiste la carta di credito per chi arriva da fuori e quindi gli amici che vengono a trovarmi sono costretti a cambiare i soldi qui. Per il resto, è un posto come un altro”.
Cosa le ha detto la sua squadra al fischio finale di Roma-Empoli? “Nulla. Ci siamo guardati in faccia, siamo carichi. Sapevamo già prima che erano fortissimi”.
Obiettivo nel girone? “Roma e Slavia sono le più forti. Noi ce la giochiamo con il Servette, consapevoli che nelle competizioni europee la sorpresa è dietro l’angolo”.
Che tipo di allenatore è Bordin? Più vicino a Mourinho o appartiene alla nouvelle vague che punta al gioco come De Zerbi? “Lo Special mi piace perché è un tecnico molto diretto. E un vincente, sa quello che vuole, riesce sempre a tirare il massimo dai suoi calciatori. Io provo a regalare la mia idea. Conosciamo i nostri limiti e con la Roma giocheremo a ritmi alti. Se ci difendessimo davanti alla nostra area rischieremmo di fare la fine dell’Empoli”.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina
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