È servita una giocata nella ripresa di Lukaku, liberato da un tacco di Cristante, più un’uscita disperata di Svilar su Taval che fa gridare al rigore i 14mila del Tiraspol Complex (ma il check del Var dice di no), per superare lo Sheriff. La Roma torna dalla complicata trasferta in Transnistria con il risultato che Mourinho chiedeva alla vigilia per non complicarsi troppo la vita nel girone. È però una Roma che appare ancora in divenire, alla ricerca di se stessa. José era stato facile profeta alla vigilia: i 7 gol con l’Empoli non devono illudere. Aveva ragione. Questo è un gruppo che ancora deve imparare a giocare insieme.
E che ha tante incognite a livello fisico. Sanches, ad esem- pio, ieri si è fermato di nuovo, Ma sono i nuovi che danno l’idea, Romelu a parte, di dover ancora entrare nello spirito della squadra. Aouar è apparso fuori partita dal 1′, Ndicka ha alternato un paio di anticipi ad altrettanti svarioni da brividi che con altri avversari sarebbero costati cari. È un gruppo, quello giallorosso, che sta cercando di cambiare modo di giocare rispetto allo scorso anno, tenendo più il pallone (alla fine 62% di possesso) e sfruttando la fisicità di Lukaku. L’impressione, però, è che dipenda, oltre che dal belga, dai guizzi di Dybala. È lui – aspettando che Sanches regali un briciolo di continuità e Pellegrini torni in campo – la luce in questa squadra. Senza si fa fatica. C’è poco da fare.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina
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